dicembre 26, 2006

Ci vediamo nel 2007


Questo posto chiude per una settimana. Ci si vede poi.
Auguri a tutti, soprattutto quelli che non ho citato qui sotto.

dicembre 25, 2006

Duemila e settete


Adesso che è passato il 25 dicembre posso finalmente iniziare a farvi gli auguri.
Di buon anno, che ce n’è sempre più bisogno. Che passi lento, visto come si sono messi a passare in fretta gli anni da un po’ di tempo. Che sia da ridere, che le cose tristi tanto ci corrono dietro lo stesso. Che sia pieno di cielo, non solo di monitor. Con tanti amici da incontrare e con cui passeggiare, non solo di @mici con cui bloggare o skypare o… Tra l’altro pare che il 2007 non sia nemmeno bisesto, meglio approfittare.
Auguri a quelli che mi insegnano; a quelli cui cerco di insegnare; a quelli che mi sopportano e che gli tocca continuare; a quelli che mi vogliono bene, che gliene voglio anch'io.

Simo, Benedetto, Enrico M., Enrica M., Pietro, Marco, Marco Z., Gianfranco, Selene, Maria L., Antonio D'A., Ferruccio, Vittoria e Filo, Tom e Francesco, Emilia, Alberto, Alessia, Valix, Gianluigi V., Lorenzo, Saveria, Jonathan, Luciano, Pamela, Daniela, Fulvia, Enrico P., Gennaro R., Simona, Silvia R., Davide, Renato N.C., Daniele, Susi e Patrizia, Raimondo, Luca B., Tullio, Mimmo M., Vittorio, Beppe, Adam, Giustina O.C., Vittorio, Rosanna, Cecco, Patrizia C., Andrew, Francesco e Federica, Ira;
e anche a : Nicola, Ludo, Massimo, Franco, Marco, Luca e non si finisce più.
Presidi, rettori e presidenti sono esclusi per sopraggiunti impegni di carattere istituzionale.

Se volete capire che c'è nel disegno di Simo, cliccatelo.

dicembre 19, 2006

Stavolta l'abbiamo scampata

Come confermato ieri da una fonte investigativa al Times: «Non è immaginabile acquistare così tanto polonio-210 su internet...

dicembre 14, 2006

Sono uscito dentro la foto

Oggi su Nòva, inserto tecno creativo del sole24, è stata pubblicata la mappa della blogosfera italiana. Un lavoro di non poco momento realizzato da Ludovico Magnocavallo, il titolare di qix ideatore e animatore del progetto di Blogbabel, la classifica multidimensionale e problematizzata della blogosfera locale.
La mappa sul giornale non rende bene, anche perchè stampare su fondo nero esce bene solo a Franco Maria Ricci, non è certo alla portata di un giornale. Ma solo un grande formato poteva reggere la megamappa. Adesso Ludo ha anche messo a disposizione i file delle mappe, per potersi godere meglio il panorama.
E io, nonostante l'ipovedenza mi ero già accorto stamattina sulla carta di essere rientrato nella foto, nemmeno troppo fuori.
Trovarsi è un po' come giocare a "Where is Wally".

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dicembre 13, 2006

Non hanno altro da pensare


Riccardo Villari dell'Ulivo (ex aspirante sindaco di Napoli), Loredana De Petris dei Verdi, Giuseppe Di Lello di Rifondazione Comunista, Franco Ceccuzzi dei Ds.
Questi quattro signori sono deputati (della maggioranza di centrosinistra) e hanno deciso che un film di Vanzina con Boldi e Salemme "va subito oscurato dalla Rai".
«Denigrare, prendere in giro, vessare una categoria vitale per l'educazione e la formazione dei nostri figli, come quella degli insegnanti, è non solo di cattivo gusto ma ingrato - dice la nota - Dipingere dei professionisti laureati e vincitori di difficili concorsi e abilitazioni statali come degli stupidi in balia di giovani e belle donne è semplicemente irriconoscente»
Queste gare a chi osama di più per avere uno straccio di visibilità sono patetiche. E significative. Questi davvero rivogliono la censura e sono loro a gettare il discredito sui professionisti laureati e vincitori di difficili concorsi.
Una pernacchia vi sommergerà, viva Toto', viva Sordi, viva Mike, viva il compagno Groucho Marx.

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Giochi aziendali

Da un po' di tempo per entrare all'università ti chiedono sinonimi e contrari.
Mi sapreste dire allora qual'è il contrario di "cerbo"?
Chi indovina vince un bel cd a mio gusto.

dicembre 06, 2006

Simulazione e conversazione

Oggi in una lezione di dottorato dal titolo "Simulazione e conversazione: stili narrativi nella comunicazione pubblica in rete" un signore di mia conoscenza ed io vorremmo partire dal tema dell'identità.
Con due visioni che potrebbero apparire provocatorie. Ma lo sono. La prima è "Who am I", la ormai storica presentazione di Dick Hardt all'Open Source Convention del 2005. La seconda è l'invettiva (e infettiva) di Papadizi contro Steven Spielberg.
Se non ci cacciano sarà una mattina interessante.

novembre 29, 2006

Chi s'è Vista s'è Vista

Questo posto si è spesso schierato in modo partigiano contro certa moda tecno-complicatistica che costituisce buona parte della barriera digitale. Non poche volte si è fatta facile ironia su di una ditta con posizione dominante, facendo intendere che in fondo il divario tecnologico avesse lì buone radici e che poi prosperasse tra ignoranza e millantata scienza.
Si apprende oggi dalle e-gazzette che il già irriso Vista™ abbia ben nove diversi modi per spegnere il dispositivo che lo ospita. Non esattamente una pratica di semplicità.
Le ragioni di questa babele organizzativa sono tante, ma un signore che ha lavorato in due riprese nella succitata ditta, ne illustra bene alcune che hanno a che vedere con la fenomenologia organizzativa, con l'elefantiasi della comunicazione e della gerarchia intra-aziendale.
Per non parlare di quello che la ditta medesima sta combinando con Zune.

novembre 28, 2006

Si fa sera

Questo riepilogo non è disponibile. Fai clic qui per visualizzare il post.

Una bella mattinata di rappresentanza

Il capo ha fatto quello che si chiama un ampio discorso (link per chi ha adsl, pazienza, non è allergico a Wmp e solo nei giorni feriali) un po' meccanico, ma con una bella e applaudita chiusura in difesa dell'università pubblica. Massimo Marrelli ha spiegato bene il valore dell'istruzione per una società meno immobile e più equa. Presidente muto.
Insomma un po' di mondanità accademica, ma poca emozione. L'unica forse è stata la tristezza degli studenti, rappresentati ufficialmente da un giovanotto ambizioso che si è prodotto in elenchi dettagliati di ringraziamenti alle autorità politiche, vuotissimo di contenuti come se stesse davvero per iniziare una bella carriera politica. Fuori, molto fuori e dietro varie file di polizia, poche decine di antagonisti (sembravano seguaci di Padoa Schioppa) minacciavano di farla pagare cara e tutta, ma con tono un po' rituale e rassegnato.
Insomma, essendo andato per farmi vedere in toga dalla mamma ma nemmeno una delle trecento telecamere mi ha inquadrato, non ho combinato granchè.

novembre 27, 2006

Ho degli impegni


Domattina non cercatemi: ho un incontro con una persona di un certo peso, istituzionale. Anzi viene lui da noi.
Se mi fanno entrare vi racconto qualcosa. E spero di non prendere la scossa.
Care paisane e cari paisani...

novembre 25, 2006

In galera li panettieri


E' stata perquisita Google Italia per la questione del video bullismo. A parte tutte le cose ovvie già dette, ma da pochi, sul rapporto tra bullismo e sua rappresentazione: pare che le scuole italiane fossero il paradiso prima di Youtube e che Abu Ghraib fosse un carcere svedese prima della foto digitale. Oggi il ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni, una brava persona, ha detto:
"Ritengo che la decisione della procura sia un motivo in più perchè il Parlamento riveda l'assetto normativo in materia. Come ho più volte sostenuto non possono esserci due pesi e due misure, uno per carta stampata e tv e uno per la rete internet. Il rispetto della dignità umana è uno solo... il principio di responsabilità non può essere declinato a seconda del mezzo di trasmissione su cui viaggia un reato".
Internet come la stampa e la tv. Così la pensano e così la vogliono. Peccato che si sia dimenticato di citare il telefono, che forse è il paragone più azzeccato. In un paese civile quando ci sono telefonate minatorie il magistrato autorizza il controllo dell'utenza, non incrimina il signor telecom di turno. Ma l'Italia è diversamente digitale, Telecom intercetta a prescindere, e i magistrati perquisiscono Google come se fosse la scrivania di Peppe D'Avanzo.
L'Italia continua a essere davanti a Grecia e Cipro nella alfabetizzazione delle rete, ma ancora per poco forse.

novembre 22, 2006

Forcella i pacchi e lo studio per corrispondenza


Il parroco di Forcella, una persona che si espone (in tutti i sensi) e che vive sotto scorta, si è laureato in sociologia all'Università telematica G. Marconi con una tesi sulle condizioni sociali del quartiere. La cronaca locale non rendeva sicuramente merito alla tesi di don Luigi Merola e dava risalto unicamente alla scoperta che la povertà nel quartiere è ereditaria. Immagino che si intendesse dire che chi ha genitori poveri ha un'elevata probabilità di essere a sua volta povero. Che è appunto una delle conseguenze della povertà e della sempre minore mobilità sociale in Italia. Queste cose si studiano a un centinaio di metri dalla parrocchia di don Luigi in una Facoltà di sociologia meno telematica e più statale: ognuno ha i suoi difetti.
Mi è sembrato un episodio emblematico e molto post moderno, un'interessante contaminazione fra vari non-luoghi, tempi e sfere della società.
Meno piacevole la vista della sede della cosiddetta università telematica: il suo sito.
Che merita una breve visita e una più breve recensione. La pagina di ingresso sa già di pezzotto, sarà colpa dei miei browser, ma nessuno riesce a far leggere bene.
Poi il logo di un'università non statale fatto con il simbolo della repubblica, ma senza la testa, mi pare a metà tra l'ammissione di colpa e la pubblicità ingannevole.
E via di questo passo, tra bollini di validazione del W3C "che da dieci anni monitorizza Internet" che, premuti, spesso confermano che la pagina non è validata; avvisi urgenti che si limitano a ricordare che bisogna pagare le tasse (€ 2.000); un "chi siamo" che cita un po' di decreti e circolari, ma mai che si faccia scappare il nome di un docente, tranne quello della rettrice con suo annesso curriculum in versione XXL; un guestbook che impone di lasciare la mail, la rende pubblica e poi avverte tutti che "non garantisce sulla riservatezza di tali datie non sarà responsabile dell’utilizzo arbitrario delle informazioni"; le pagine del club dell'università, di rarefatta vuotezza.
Ma la cosa più simpatica sono i requisiti tecnici per la frequenza, pare di stare da trony:
"L’apparecchio Media Center consigliato per accedere a T-c@ampus è l’ Acer Aspire L200 caratterizzato da: Processore AMD Athlon™ 64 3200+; Cool'n'Quiet™ Technology; Tecnologia Enhanced Virus Protection1; Microsoft® Windows® XP Media Center Edition 2005; 2x 256MB DDR, 160GB 7200RPM S-ATA; DVD-RW DUAL LAYER, Tastiera wireless,WLAN; TV Tuner, grafica ATI Radeon Xpress 200; Funzionalità EPG (Electronic Program Guide) e “Time Shifting”

Uno dei tanti motivi per cui dai dati Eurostat pubblicati pochi giorni fa sulla diffusione dell'uso di internet
nell'Europa dei 25, l'Italia va meglio solo di Grecia e di Cipro.

novembre 17, 2006

Maffettone spiega Borat.


L'autorevole filosofo su carta si cimenta di nuovo con i miti della rete. Dopo le acute osservazioni della volta scorsa, ora ci racconta (sul Mattino di oggi) che è andato a vedere il film di Borat e svela che in realtà si tratta di:
"Sacha Baron Cohen, già noto per essere apparso travestito da giornalista arabo in un programma televisivo inglese di successo da lui interpretato, il «Da Ali G Show»."
Arabo, certo. Peccato che invece il personaggio sia quello di un finto gangsta rapper della periferia di Londra, nel senso che non è nemmeno un vero esponente del ghetto, ma un piccolo borghese che vive con la mamma in una cittadina middle-class; è proprio per darsi un tono che Alistair Graham ha scelto di chiamarsi Ali G. Ed è proprio perchè il nome Ali fa pensare a un arabo, in nome del relativismo culturale nessuno di quelli che incontra obietta alle colossali scemenze che Ali G si permette di dire. Solo Ken (il rosso) Livingstone, il sindaco di Londra, non ci casca e lo stoppa quando si tuffa in una tirata misogina e fascisteggiante.
Adesso però basta, che a spiegare le barzellette ai filosofi si fa la figura dei sociologi.
Se avete un po' di banda andate a vedervi l'intervista a Chomsky e da li alcune altre cose di Sasha Baron Cohen (ottima pagina di Wikipedia). E magari fatemi sapere, potrei prestarvi i miei Dvd originali.
Come al solito affido ai posteri la recensione da prima pagina dell'autorevole quotidiano meridionale nel primo commento. Da archiviare insieme a tanto altro fra i materiali per una documentazione dei novissimi termini della questione meridionale.


novembre 15, 2006

Le salite ardite. E le discese


Da molte parti si parla di una nuova possibile bolla finanziaria legata a internet. La cosa non dispiace in sé, ma quello che irrita i più è che possa scoppiare senza dare un educato cenno di preavviso. Il surriscaldamento è dato dalla crescita del fatturato pubblicitario (che in Italia è invece mal capito e quindi mal visto), dalle operazioni di acquisizione da parte di grandi corporations (google, yahoo ecc.) e in generale dalla grande effervescenza finanziaria e anche creativa del settore. I blog sono solo una parte della storia, ma sono un buon punto di osservazione. I grafici della crescita del mondo dei blog sono di particolare interesse. E opportunamente realizzati in modo da infondere ottimismo.

David Sifry, fondatore e Ceo di Technorati, ha pubblicato il 6 nov. il suo rapporto sullo stato della blogosfera. Oltre ai dati sulla crescita, sull'aumento della frequenza di aggiornamento, sul ritorno dei siti dei media tradizionali e sul ridimensionamento relativo dei blog, il rapporto contiene anche una indicazione sulla suddivisione linguistica dei blog. L'inglese appare incalzato dal giapponese e l'italiano conterebbe per il 2%. Sono dati in apparenza poco solidi, ma comunque indicativi della rilevanza della questione linguistica. E su questo torneremo.

Per concludere in tema di salite e discese, fatevi un giro su questo bel giochino.
E' in flash, ma viva il flash se serve a fare cose così. Vedete qui sotto cosa arriva a fare il solito virtuoso.

Ma dove mi mandi?


John Battelle ha annunciato che Snap ha messo giusto ieri in distribuzione una diavoleria da blog. Permette di avere un'anteprima sui link della pagina. Giusto per sapere meglio dove si va a parare; uno dei temi più dibattuti dalla nascita degli ipertesti. Finora bisognava guardare informazioni testuali, di solito nella cornice in basso del browser o in un "tag alt". Di solito sono prudente con le immagini e con il codice, ma questa mi è sembrata carina; mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. Soprattutto come funziona.
E' stato un commento di llutor a farmi venire l'idea.

Aggiornamento (17 nov:):
L'esperimento si conclude qui, visto che mi sono iniziato a stufare anch'io. (Per chi arrivasse ora si trattava di questo) La lezione di base rimane la solita: i gadget sono belli quando durano poco, le altre sono invenzioni. In questo caso si chiamano semplicemente link e hanno compiuto 16 anni.

novembre 14, 2006

Dimmi che sfondo hai

Sbirciare sul desktop degli altri è da voyer. Ma la curiosità è alla base della conoscenza. E dare il permesso ad altri di sbirciare nel proprio privato è una delle dimensioni alla base del blogging strettamente inteso. La scrivania, il desktop è lo spazio privato per eccellenza, la cucina e la dispensa di quello che ci frulla al momento. Proprio per questo è interessante vedere cosa fanno gli altri, che applicazioni, che sfondi, quante cartelle e quanto disordinate ecc.
Alcune settimane fa Marco Camisani Calzolari ha avuto l'idea di raccoglierne tra i bloggers italiani e le ha pubblicate su Bubbleshare. Ci si potrebbe fare un piccolo studio.




novembre 10, 2006

Detta Innominata al PAN

S. Giovanni a Teduccio è un pezzo di Napoli che una volta, per un secolo circa, è stato industriale. Una volta c'era la Cirio, ora c'è la centrale elettrica di Vigliena che caccia fumo e ci sono anche altre cose che non profumano. Ma a S. Giovanni c'è ancora il mare, un mare particolare, dove non vanno i signori, un posto dal quale i ragazzi di S.Giovanni possono guardare lontano, tra la ferrovia e il porto.
Aniello Barone è un fotografo e anche un sociologo. Ha guardato con la fotografia questo pezzo di città, un pezzo difficile e non bello, nè pittoresco in cui lui abita, appunto in via "Detta Innominata". Le sue foto sono molto belle, più di quanto non avessi immaginato, e sono esposte da oggi al Pan, il palazzo delle arti a Napoli (il link lo metto per pura formalità, nessuno dei miei browser riesce a vincere la flashitudine inusabile di quel sito, ma forse è colpa mia, non ho quello che si aspettavano). Ma il Pan è in via dei Mille, in centro e visto che il web non aiuta, meglio andarci nella nostra first life, di persona. E così si può dare anche un occhio al catalogo, che ha una introduzione di Goffredo Fofi.

novembre 09, 2006

Il bello della diretta

La mia ditta è in subbuglio: oggi il nostro Ceo, che è anche capo della federazione nazionale di categoria, parla a Roma sui problemi del settore. Che non sono pochi.
E' interessante però notare come in azienda ci sia emozione per il fatto che la relazione sarà trasmessa "in diretta" dal portale aziendale. Sento forte il rammarico di qualcuno per non avere (ancora?) i tanti pollici e la tanta definizione della TV vera. Dello specifico di internet invece nessun orgoglio. Nulla del poter assistere in differita, del poter cercare e indicizzare, di commentare, di poter intervenire, magari saltando qualche introduzione. No, solo windows media player. L'invidia del tele. E anche della radio.

novembre 08, 2006

Credibili


Eccovi un post-post©, ovvero un’aggiunta all’ultimo post

A proposito delle questioni di cui si diceva qui sotto circa l’autorevolezza e la credibilità della rete ci sono, tra le tante, due opinioni che vanno citate, quella di Sarah Tobias e quella (tutti in piedi) di Tim Berners Lee.

Tobias, (su Chip e Salsa,il blog di F.Carlini finalmente in rete) ci ricorda come internet stia sempre più spesso funzionando come strumento di verifica di quello che sui media “autoriali” viene detto. La rete serve quindi ai giornalisti per trovare verifiche a quello che scrivono. Soprattutto se lo fanno sulla base di agenzie, come accade sempre più spesso e come giustamente faceva notare Maffettone. Se i giornalisti non controllano, come può capitare, almeno lo possono fare i lettori e la cosa mi sembra davvero molto interessante. Può essere utile vedere tre esempi di giornalismo sulla rete che sono altrettanti stadi delle possibilità del giornalismo ai tempi della rete: il Mattino che ha sul sito il giornale di carta tal quale, diviso per pagine e in rete solo nel pomeriggio; il Corriere o la Repubblica che hanno pagine web con molti dei contenuti del giornale cartaceo anticipando rispetto alla carta le questioni più rilevanti, con redazioni apposite che si occupano anche di una sorta cotonatura (strizzatine d'occhio a quello che accade in rete, molto gossip e un po' di soft-porno) e con un crescente tentativo di stimolare-usare forme elementari di partecipazione, "inviateci le vostre foto" o "partecipate al nostro sondaggio"; infine il Guardian che invece nella sua edizione in rete compete con quella cartacea, che per ogni articolo pubblica sia i rimandi a fatti pregressi o correlati, sia le fonti e che poi usa tutti gli strumenti che permettono ai lettori di arricchire, commentare e criticare le notizie.

TBL nel suo blog spiega in poche parole come la presenza di scorie, rottami, porcherie sia una caratteristica dalla rete fin dalla nascita. E va bene così perché “in quanto medium universale è importante che il web stesso non cerchi di decidere cosa sia da pubblicare o meno. Il modo in cui funziona la qualità sul web è attraverso i link.” Se finisco in un posto sgradevole o inaffidabile non mi limito tornare indietro una volta, ma due. Eviterò sia quel posto sia quello che mi ci aveva fatto arrivare. E’ così che si sviluppa, anche per tentativi ed errori il capitale di affidabilità e di reputazione che connota la rete.

Per concludere fa scalpore con quanta facilità si diffondano sulla rete informazioni che negano e rovesciano quanto generalmente accettato sugli attentati e i dirottamenti del 11 settembre 2001. Ma quando il mondo si rifiutò di vedere quello che accadeva in Germania durante la shoa e quando poi alcuni storici provarono a negare che fosse mai accaduto, internet non c’era ancora e nessuno provò a mettere in discussione l'affidablità della carta stampata.

No hay Fon sin Fonera

Sior siori, non siamo venuti in questa pubblica piazza...

Ieri sera mi sono comprato Fon. Era l'ultimo minuto per comprarlo a 5 euro. Colpa mia che non me ne sono accorto in tempo e non vi ho avvisato in tempo. Adesso sta a 30 e poi passerà a 50. Proveremo a rendere Wi-Fi un po' di posti pubblici, capita l'antiFona? Tanto, dovesse andar male, in questa città gli avvocati non mancano, anche se spesso stanno dall'altra parte.

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novembre 03, 2006

Maffettone contro Go e Netscape

Nel mondo c'è un vivace dibattito sulle tante conseguenze della crescita di internet come strumento di informazione. Si parla anche del futuro dei giornali, della fine della distinzione netta tra informatori autorevoli (quelli che scrivono sui giornali) e cittadini-lettori che vengono informati. Dibattito spesso ricco di ulteriori spunti e tuttora in corso.
Oggi, facendo finta di niente, come se avesse lui scoperto l'argomento, il filosofo Sebastiano Maffettone si lancia in una gustosa filippica misoneista. Non fate complimenti, assaggiate:

"Come è anche ovvio, i siti piu importanti - Aol, Yahoo!, Go, Netscape, Microsoft - catturano percentuali sempre piu grandi di persone che viaggiano sul web."
"Perché i grandi motori di ricerca, come quelli appena citati, sembrano avere in realtà scarso interesse per le notizie in quanto tali."
"Come ho già sostenuto altre volte in questa rubbrica(sic!), i grandi motori di ricerca svolgono prevalentemente meta-funzioni. Scelgono cioè che cosa mettere in rete tra tutto quello che altri producono, dal libro alla notizia giornalistica."

Io la sapevo un po' diversa la storia, ma se così sostiene un docente della Luiss e non sulla "gazzetta di montalto" ma sulla prima pagina de "Il Mattino" di oggi, allora deve essere vero. In fondo non è difficile stare sulle spalle dei giganti, affidarsi all'autorevolezza dell'emittente e a quella del medium.
Morale: imparatevi a diffidare dai metamotori (Aol, Yahoo!, Go, Netscape, Microsoft, ma soprattutto Go) e accattateve o'Matin. Il dibbattito è chiuso.
Poi dice che non ci vuole l'esercito...
Per chi volesse, la versione integrale è nel primo commento.
Quello della foto non è lui, è il filosofo di Rembrandt.

Terziario avanzato, anzi rimasto

Come alcuni di voi sanno, lavoro in una ditta di grandi dimensioni che opera nel settore del terziario avanzato. Ma non proprio molto avanzato, si rischia di sbilanciarsi in avanti. E di rimanere scoperti al contropiede avversario, meglio usare prudenza.
Per esempio, su questa cosa delle tecnologie dell'informazione, del web, l'attenzione è giustamente limitata al minimo. La principale funzione del web è quella di averne uno per poter dire su altri media (quelli che contano: i giornali locali, il tg regione) che ce l'abbiamo anche noi.
Il web è una cosa con cui si possono fare tante altre cose, per esempio offrire servizi, informatici si intende. Per esempio delle liste di distribuzione per far circolare mail tra i dipendenti. Bene , utile e moderno, ma... non esageriamo, infatti:
Il messaggio deve essere inviato direttamente alla lista scelta. Tutte le mailing lists residenti sui server sono moderate; ciò richiede necessariamente un tempo tecnico per il controllo dei messaggi prima del loro inoltro. Pertanto gli utenti che desiderano farne uso sono invitati ad inviare i messaggi da distribuire con almeno tre giorni lavorativi di anticipo, in modo da consentire il regolare svolgimento delle procedure di approvazione ed inoltro.
Avete capito? Per inviare una mail bisogna aspettare tre giorni. Lavorativi, si intende, e siccome lavorare è fatica allora può succedere che corrispondano a qualcosa di più di quattro giorni solari in un posto in cui nei prefestivi a volte va via l'energia elettrica già dal pomeriggio. Il tempo fugge e voi mica vorrete far aspettare tre giorni i destinatari, no! Badate piuttosto di fare la richiesta tre giorni prima e vedrete come i server saranno puntuali nella consegna. Se però vi attardate voi, allora... Già state cominciando a sogghignare, vi sento: posta elettronica o posta a vapore? Sbagliato, perchè se proprio "desiderate farne uso" e fate click, allora ecco cosa compare da tre giorni, e chissa da quanto.Insomma, sembrava una minaccia, ma era solo uno scherzo: non esiste nessun servizio, o forse esisteva, o chissà.
Le tecnologie informatiche sono un potente fattore di innovazione. Una delle conseguenze che hanno accompagnato la loro introduzione è la riduzione dell'occupazione, l'aumento della produttività. Per realizzare questi e altri capolavori tecnologici nella mia azienda ho contato che sono occupate non meno di novanta (90) persone. Forse Google ne occupa di meno.
Trovarsi a cadere fra le braccia di Pietro Ichino non è un bella sensazione. Ma questi ti ci spingono.
Nel mondo di fuori le aziende concorrenti invece usano il web per quello che ha da offrire, che è già pronto e familiare (e gratis) per tutti. Questa ditta usa iTunes, una cosa di musica per giovani, per diffondere musica e conferenze e lezioni. Quest'altra ditta invece usa Google Video per mostrare a tutti lezioni e conferenze.
Come dice Nicholas Carr, citando Andrew McAfee:
"Everyone who has studied companies’ frustrations with IT argues that technology projects are increasingly becoming managerial challenges rather than technical ones." Success hinges, in particular, on how well you manage IT's "organizational complements" such as the design of processes, the rules of governance, and the talents of people.
Da noi invece la frustrazione da IT non si studia, si fabbrica.

Aggiornamento (9 nov.):
i malanni che affliggono il reparto macchine della nostra ditta sono tanti e quelli relativi alla posta, come commenta qui d.l., sono quelli più fastidiosi, non aggirabili. Ma non bastano lo spam di varia natura e spesso endogeno, le locandine da sei mega a far perdere di vista le poche cose che servono. Come vedete, a volte capita pure che una mail ci metta tre giorni a fare venti metri, ad andare da un utente a un altro dello stesso dominio. Si erano già innescati i soliti reciproci sospetti: "non sa inviare la posta", "l'ha buttata per non affrontare il problema".
Ma si sa che il 1 novembre è festa. E pure i server si devono riposare.

Vorrei smettere, ma non ci riesco: questa centrale nucleare a pedali di cui stiamo parlando è raggiungibile solo con il telefono, un numero di fax e un numero denominato HelpDesk, al quale risponde... un fax. Loro lo sanno bene che della rete è meglio non fidarsi.
Per questo si sono chiamati "Indagine sulla scena del delitto"

novembre 02, 2006

Napoli sotto l'emergenza

Non è consuetudine di questo posto riprendere tale e quali le cose scritte da altri. Ma l'articolo di Enrico Pugliese, uscito ieri sulla prima pagina de "il manifesto", mi sembra che sia molto importante, da conservare. Si può leggere sul sito del giornale per una settimana, a me è sembrato che meritasse una vita un po' più lunga, che ci si possa ricordare anche tra qualche mese.

di Enrico Pugliese
Non è facile capire cosa sta succedendo di questi tempi a Napoli. Non è facile neanche trovare il bandolo della matassa: l'origine del malessere che sta avendo la sua tragica espressione negli ammazzamenti di giovani da parte di giovani e altri fatti di sangue. Ma c'è di peggio: comincio ad avere il dubbio che non ci sia neanche tanta voglia di capire. E questo non solo per l'alternativa davvero insensata tra invio dell'esercito o rafforzamento della polizia.
L'esistenza stessa di questa alternativa implica l'assunto che si tratti solo ed esclusivamente di una questione di repressione. Questo è al contempo sbagliato e crudele. D'altro canto né un giovane poliziotto inesperto, né un ragazzetto militare, per quanto bullo (io preferisco quelli spaventati), possono agire con efficacia in un contesto a loro estraneo, in situazione in cui la strada o il vicolo sono sotto il controllo di criminali. Ho misurato le parole e non ho parlato di «controllo del territorio da parte della criminalità organizzata», come fanno solitamente non solo i giornalisti sbruffoni, ma anche spesso le autorità statali e amministrative (e almeno queste ultime per coerenza dovrebbero dimettersi per manifesta incapacità).
Una sorta di comodo «cupio dissolvi» va ora di moda a Napoli. Sembra di rileggere La pelle di Malaparte. Tutto è camorra e la camorra fa tutto: esporta cadaveri cinesi, produce prodotti contraffatti per miliardi in Campania e li vende in tutto il mondo, organizza le elezioni e fa le stragi. Su questo sono tutti d'accordo. Viene perciò da chiedersi che ci stiano a fare il governatore o i dirigenti della dogana o quelli della guardia di finanza. E con questo non voglio neanche dire che «c'è una parte sana della città». Già ce lo racconta tutta la stampa ma la cosa è in parte ovvia in parte neanche del tutto vera. Cos'è la parte sana della città? Quella che abita al Vomero (e ha mostrato di essere seccata perché il quartiere è raggiungibile con la Metropolitana da Scampia) o a Posillipo e si limita a praticare il crimine in colletto bianco? O i berlusconiani per bene collusi con gli ambienti camorristi?
Un altro fondamentale elemento di confusione riguarda il discorso sulla cultura e la mentalità. Essa discende dalla distinzione tra parte sana (quella borghese, la parte per bene) e parte corrotta: parte legata alla camorra e soprattutto lontana dallo stato. Le chiacchiere sullo spirito di clan contrapposto alla civicness di Putnam (che mancherebbe a Scampia) hanno anch'esse invaso i giornali nazionali. A Napoli avrebbe vinto la cultura della camorra, la cultura dell'antistato (dimenticando gli stretti nessi tra camorra e stato).
Che ci sia una perdita di fiducia nelle istituzioni a Napoli mi sembra fin troppo ovvio ed evidente. La fiducia è durata fin troppo con i tassi di disoccupazione registrati in città. E per quel che riguarda un giovane o una donna di Scampia non si può certo imputare alla loro mentalità il fatto che non trovino lavoro. La cosa non ha neanche a che fare genericamente con la «latitanza delle istituzioni», ma con l'assenza di uno straccio di politica economica e per l'occupazione in una città devastata dalle dismissioni (così bene descritte da Ermanno Rea). E ancora per quel che riguarda i giovani, anziché raccontare i record nei tassi di abbandono scolastico nei quartieri - come si dice ora - «a rischio» bisognerebbe da subito investire sulla scuola e sul doposcuola. Mentre ora sta per saltare (per colpa delle beghe nelle clientele locali) il progetto chance. Altro che esercito. Bisognerebbe inviare maestri. O perlomeno permettere di lavorare a quelli che già ci sono. Prima che di ordine pubblico, l'emergenza è sociale.

ottobre 23, 2006

Un concerto dei fratelli Nistor

Da un po' di settimane, in un angolo di piazza S. Domenico Maggiore, a Napoli, si esibisce un duo di musicisti balkanici. I fratelli Nistor. In quella stessa piazza passano spesso professori dell'istituto Universitario Orientale che ha varie sedi dintorno. E' sicuramente per merito di qualcuno di loro che giovedì 26 (alle 17) i fratelli Nistor si esibiranno nella Cappella Pappacoda, di fronte a palazzo Giusso, la sede dell'orientale. Io sono in seduta di laurea, ma chi ha orecchie per intendere... (se qualcuno va e può registrare o videor., me lo dica)
(qui ci sono 30 secondi di video)

I fratelli Ilie (violinista) e Ionel (fisarmonicista) NISTOR sono eredi di una gloriosa tradizione di musicisti popolari (lautari) che ha prodotto in Romania una maiuscola cultura musicale trasmessa per via orale.
Originari di Cetate (nella regione dell’Oltenia), cresciuti in una famiglia di musicisti da almeno tre generazioni, entrambi hanno appreso sia la tecnica strumentale che il loro vasto repertorio mediante l’imitazione di quanto visto e udito compiere sotto i loro occhi dai rispettivi maestri Jon Lăietu e Costel Băloi. Detti maestri a loro volta avevano appreso tecnica e repertorio da coloro che li avevano preceduti mediante un assiduo ed intenso esercizio dell’attenzione e della memoria.

L’investimento di tempo ed energia nel potenziamento delle proprie capacità mnemoniche permette - una volta acquisito questo primo risultato – di concentrarsi sull’acquisizione di un suono qualitativamente prezioso e di un’espressione significativa e prodiga di suggestioni sul piano emotivo. Ignorare perciò la scrittura musicale non costituisce affatto nel loro caso una limitazione davvero seria ; sotto certi profili esonera piuttosto e affranca l’interprete dalla schiavitù delle carte e del leggio, ponendolo con i fruitori in contatto più immediato e generando una più emozionante vicinanza.
Quando si verifica l’evento magico per cui gli ascoltatori si sentono rapiti dal succedersi dei suoni, che formano un discorso eloquente pur facendo a meno delle parole, la musica trasmessa oralmente celebra la sua più bella vittoria sulla cultura accademica (cartacea). Si ricrea l’atmosfera esaltante dei banchetti di nozze, dei battesimi, delle feste,

occasioni tipiche in cui nei Balcani s’invitano i musicisti in qualità di prestigiosi concelebranti laici. Musica d’uso pertanto , Gebrauchsmusik, nel senso più nobile di questa espressione, musica che - intesa in questa accezione - può creare momenti d’incanto anche in mezzo al vociare e al frastuono di una via Benedetto Croce e nobilitare - una volta di più se mai ce ne fosse bisogno - il ruolo persino dell’artista di strada, che i nostri due Maestri sanno sostenere nell’attuale congiuntura senza imbarazzo, coscienti della propria bravura e certi dell’apprezzamento di coloro che di musica realmente se ne intendono.

Programma:
1. Rapsodia Română
2. Horă lui Nicuşor Dinicu
3. Baladă lui Ciprian Porumbescu
4. Horă Mărţişor lui Ciprian Porumbescu
5. Horă Albină
6. Horă fa major
7. Geamparale Dobrogeane la minor
8. Horă Concert ( I ) sol major
9. Horă Concert ( II ) sol major
10. Sârba de la Gorj la major
11. Ciocârlia

(grazie a Renzo Carlini)
Per chi avesse dei dubbi circa la congruenza del tema col contenitore: trattasi di giornalismo dal basso, I suonatori di strada sono come dei blogger della musica.

ottobre 06, 2006

See you

Per un po' sono qui per questo.
Questo posto, che si era appena rianimato, tornera' a bagno maria.
Per un po'. Ma poi torno.
E se non rispondo non è solo per maleducazione.

ottobre 05, 2006

Do not Foley me

Da un po' di mesi, o anni, insomma da quando è mondo, corre una certa polemica tra chi dice certe cose e alla fine si sente autorizzato a dirle e chi invece non appartiene a quel gruppo e le cose le vuole dire lo stesso. E' una questione che si complica un po' quando il medium non è più la voce (unplugged), ma si passa alle armi di distrazione di massa: giornali, radio, tv ecc.
Da quando quelli che fanno i blog si credono di essere loro i media "we the media", i media col timbro fanno i risentiti e dicono che non vale, che i bloggherz non sono autorevoli, che wikipidia è piena di errori (ma meno di altre enciclopedie) e così via. Di ciò hanno parlato tutti i bloggherz che contano, quelli che meno e anche i giournalists, dai zambardins (respect) ai severgnins (less r.).
Questo post è chiaramente poco autorevole, non sa nemmeno le basic rules e quindi vorrebbe quasi darsi la zappa sui piedi. Questione di captology.
Ma ti succede che Fox News (they media) ti faccia questo giochino e allora noi ci si sale sopra.
C'era una volta un deputato repubblicano (GOP) tale Foley, che per cose che nella vita accadono si ritrova in una brutta storia di ragazzini, molto imbarazzante per chi si "batte per i valori sani". Bene, per l'autorevole tv (di parte, ma autorevole) il deputato cambia partito e diventa democratico.
Niente male il sottile escamotage, altro che il panino nostrano.
Ma in fondo è una svista, anzi uno scherzo. E la casa bianca è posto avvezzo all'ironia, anche pesante. Guardatevi Stephen Colbert che tiene un discorso ufficiale (inammissibile ovunque altrove e sicuramente ben pagato) alla cena per la stampa accreditata e che a proposito di FoxNews dice che: "gives you always both sides of the story, the president side and the vice-president side". (min. 9,40)
Di Colbert cercate anche il video su FoxNews e i matrimoni con i serpenti, che da alcune parti è già stato cancellato per violazione dei diritti. Della tv penso o forse dei serpenti?

ottobre 03, 2006

Bzaarcamp. Far finta di esserci stati

A Milano, sabato 30 settembre, c'è stato Bzaarcamp. Una discussione, un forum, un bazar collaborativo, uno scambio di idee. Con delle regole, quelle di BarCamp.
Una cosa interessante, pare. Pare perchè io ero altrove e altrimenti affaccendato. Ma non solo "pare" lo è stato perchè un poco ci sono stato. E questo è ancora più interessante.
Lunedì erano già disponibili le registrazioni degli interventi in mp3, da ascoltare magari in movimento. E poi anche le presentazioni. A questo punto non in movimento, ma seduto e comodo mi sono seguito un paio di interventi come se fossi lì. Quello di Kurai su "capitale sociale (Putnam) e internet", quello di Antonio Sofi su gli squillini, un paragone tra la carta e la rete. Infine quello complicato, ma molto interessante fatto da NDA su delicious (solo audio).
Una valanga di link, anche i video e le foto su Flickr.
Invidia.

settembre 28, 2006

Ricordi di finesecolo (scorso)



E' stato il compleanno di Google. Sono passati solo/già otto anni.
Lo sapevo. Lo avevo letto. Ma avevo rimosso.

Poi stasera John Battelle ha detto che ora se ne fa un'idea. Perche anche sua figlia ha otto anni.

E' vero: anche Tom ha otto anni. I figli offrono una buona prospettiva temporale, anche se faticosa a volte per chi non vede più bene così lontano.

settembre 26, 2006

Caro collega

A Napoli c'è un certo disagio per alcune polemiche relative al destino presente della città e dei suoi abitanti. La cosa viene vissuta da tutti a cavallo tra i media e l'esperienza reale. Del tipo: "Ho visto al tg quello che hanno ferito sotto casa". Una buona occasione per segnalare un meritevole blog che da anni tiene gli occhi aperti e documenta: Napolionline. E una buona occasione per diventare noi i media.
Nel frattempo un'sindaco (vuole essere chiamata così, ma siccome è donna allora ci metto l'apostrofo) continua a dire che la città non va denigrata, che è altro, che è altrove...
Stamattina una signora un po' esasperata, con l'aria da professoressa universitaria si sfogava con il mio amico editore-libraio sul fatto che tutti parlano delle responsabilità della camorra, ma nessuno parla di quelle delle classi dirigenti, che forse è meglio definirle dominanti. Il libraio-editore abbozzava, lui si che li conosce i professori. E chiuderei qui per carità di patria.
Se non fosse che ieri sera a "Striscia la notizia"(filmato) viene incastrato un neurologo, un docente che dovrei chiamare collega, che fa una finta visita con certificato per 50 euro. I soli 50 euro spiegano la totale normalità e banalità del fatto. E ci volevano i comici per dirlo a chiare lettere.
Per fortuna Trombetti, il rettore, ha detto quello che in molti abbiamo pensato e che più spesso dovremmo pensare: «Mi vergogno, non ho parole. La risposta sarà di fermezza assoluta».

Cosa cerca chi e da dove

Le ragnatele rendono pesante l'incedere. Le pulizie di pasqua sono lontane. Per fortuna c'è fzzzzzzz che mi fa domande.
Si tratta di questo: Repubblica (.it) ha questo articolozzo su certe meraviglie di Google, che riesce a dirci quali sono le "parole chiave più cercate nelle varie città italiane". Interessante, se non fosse che la notizia, nella scia di una pluriennale tradizione della testata, viene data come calata dal cielo, anzi di seconda mano, si cita un giornale spagnolo, ma un link, un riferimento una qualsiasi di quelle cose che fanno di internet una cosa diversa dal telefonino, dal giornalino... No, sarebbe chiedere troppo.
La principale caratteristica del nuovo web, la forza dei motori di ricerca sta nel fatto che ci danno risposte e che nello stesso tempo imparano dalle nostre domande. Sapere cosa chiedono le persone è conoscenza di livello superiore al saper dare le risposte. Google ci restituisce in forma aggregata una parte dell'enorme patrimonio che noi gli procuriamo usandolo. All'inizio fu Zeit Geist. Lo spirito del tempo. Le parole più cercate danno il polso della situazione, sono le cose desiderate. Google zeitgeist è un indicatore di quello che dal 2001 passa nella testa dei nostri compagni di pianeta, dall'Argentina al Vietnam. E a luglio nella testa degli italiani passavano ovviamente il mondiale, Cannavaro e Zidane, ma anche sorprendentemente i traslochi a Trento. Tanto per ricordarci che non bisogna poi fidarsi troppo. Nel frattempo in Usa la parola di luglio è "whale tail". Nel senso poco oceanografico spiegato da Wikipedia e illustrato da questo video di Current, la tv di Google.
Ma quello di cui si parlava sul giornale cartaceo messo in rete è Google trends. Ovvero un passo in più, la possibilità di vedere come si evolva la popolarità di una chiave di ricerca nel tempo; come i picchi corrispondano o meno agli eventi salienti e agli articoli sulla stampa. E oltre alla distribuzione nel tempo è possibile avere la localizzazione delle ricerche per città, per paese e per lingue. Infine se si inseriscono due termini, abbiamo il confronto. Così è possibile lanciarsi in sfide sportive e filosofiche, Valentino Rossi contro Capirossi, Maradona è megl' e' Pelè (ma Pelè soffre per la lettera accentata), provate Cannavaro, inverno o estate, vita o morte, pari o dispari, uomo o macchina. E via così.
A proposito se cercando tra i risultati per città vedete spesso comparire Pomezia, sappiate che lì si trova un "Internet Data Center di I.T. Telecom".
Fine del primo post a richiesta e con dedica alla fascia di ascolto.

settembre 06, 2006

Gli archivi secondo G.

Bentrovati. Sono qui. Tutto bene?

Mentre noi popolo pollastro eravamo a polleggiare le chiappe al mare (o altrove) il Goolem se ne inventava delle sue. Mi riferisco alle notizie lugliesche e agostane di web applications per scrivere e far di conto messe in rete da google. E di ciò si è letto abbastanza (se no, allora occorre ripassare).
Oggi ne arriva fresca un'altra. Gli archivi.
Nel senso che è possibile fare ricerche specifiche negli archivi. On-line ovviamente e per ora essenzialmente quelli dei grandi giornali americani. Una specie di Google topo di biblioteca, sorcio di archivio, insomma quel tipo di personaggio che riesce sempre a sapere dove e quando qualcuno o qualcosa è successo, ha detto, ha fatto.
Si tratta di una modalità di ricerca di google News. Una sorta di uovo di colombo, di banalità per un motore di ricerca. E proprio per questo allora degno di nota.
L'unico problema e che, come già da tempo accade, le cose che si possono fare con G. sono talmente tante che è facile dimenticarsene. Ci vorrebbe allora una home di G. capace di ricordarcele tutte? Si ma non sarebbe più G.
A presto.
La foto mostra l'interno di un archivio librario praghese di un'epoca precedente.

luglio 04, 2006

La fortuna di avere presidenti improbabili

E' vero che alla lunga stufano e poi ci si vergogna con gli stranieri (e che poi tocca sudare sangue per una vita a ripagare i danni e i debiti). Ma volete mettere che bella botta di buonumore ad avere dei presidenti cogliormoni e satira-ready? Vi ricordate che belle risate con lo smemorato di Cologno?
Guardate che fortunati gli americani che hanno ancora il loro!



Le morali di questo post sono due:
1) Più che la realtà potè il remix;
2) Internet è megl' e Pelè
ovvero, massimo della snobbitudine scaramantica, io sto qui a strappolare "mentre i nostri azzurri stanno per scendendo in gambo contro la combaggine teutonika".

giugno 15, 2006

Cose serie e cose tragiche

Osservare con cura questo esercizio di schermo da tavolo (tabletop), interfaccia gestuale (gesture touchscreen(?)), comandi vocali (speech recognition) capace di distinguere diversi utenti (multiuser). Guardate, sognate e sperate di poterci giocare anche voi.





Nella stessa collocazione spaziale e temporale (qui e ora) in cui vedevo questi due ragazzi divertirsi, qualcuno mi ha chiesto come fare per riprodurre in fretta un database su 500 cd da portare al convegno mondiale di sociologia.
Cinquecento cd. Da portare in aereo. Magari ne bastano meno, ma se poi ne manca uno facciamo brutta figura.
Al convegno mondiale di sociologia. Brutta figura.
Quanto peseranno 500 cd ognuno confezionato con la sua bella scatolina trasparente? Quanto si pagherà di trasporto in aereo taxi e smadonnamenti per portare al massimo 700 megabyte per 500 volte? E quanto pesano 700 megabyte?
Se poi gli chiedono se da noi in Italia è arrivata internet, cosa gli dicono?
Telefono in Italia alla mia segretaria, che si informi e mi faccio mandare un fax con la risposta al più presto? Poi la fotocopia gliela mando tramite un amico che so che verrà dalle sue parti a settembre? D'accordo?

Nel frattempo tutti parlano di internazionalizzazione dell'università italiana... e se leggete cose un po' radicali come quelle di Luigi Guiso, non meravigliatevi. E siccome conosco il mio paese, non meravigliatevi se poi metteranno in pensione anticipata me prima del collega che vuole trasportare i megabyte coi facchini.
Intanto vi ho rifilato il mio primo post con la tv a colori. Scusate se è poco e scusassero quelli che vanno a 56K.

maggio 23, 2006

Votare e pedalare


In questi ultimi tempi questo posto è un po' deperito. Il motivo era noto a pochi e intimi amici. Ora che la battaglia si fa dura, ho deciso di rompere gli indugi e di svelarmi.

Ecco dove ero finito: in politica. Ero uno stimato (si fa per dire) webologo. Sono diventato un candidato. Con una parte della famiglia sulle spalle.

In questi mesi ne abbiamo combinate parecchie. Il risultato si può vedere su un blog di ragionamenti pacati (commentato da centinaia di accesi lettori), in un sito elettorale da sindaco e nell'organo ufficiale di un partito virtuale.


Per i fedelissimi residenti in una città del Mezzogiorno in cui si vota domenica prossima: come forse avete sospettato, Max Web(er) non è il mio vero nome, non fate annullare il vostro voto. La lista ne ha bisogno.

aprile 20, 2006

Scarpe tods e pur bisogna andar

Due giorni fa è uscito un mio fondo sul Sole24Ore (dorso Sud). E' un commento ai dati Istat sulle migrazioni interne. Ve lo posto qui tanto per ricordarvi che esisto. E poi perchè credo che sia importante. Il tema, non quello che scrivo.

Se si hanno a cuore le sorti di un giovane e si pensa di avere una certa conoscenza del mondo è molto probabile che lo si consigli di fare esperienza lontano da casa. Se quel giovane è meridionale, è probabile che ci abbia già pensato da solo e sia andato a lavorare o a studiare altrove.
Il fenomeno non gode di molta attenzione né da parte della stampa né da parte degli studiosi. Ma la ripresa delle partenze dal Mezzogiorno va seguita da vicino sia per quello che ci dice sulla società e sull’economia delle zone di partenza, sia perché i suoi effetti sono spesso favorevoli alle persone direttamente coinvolte ma non altrettanto per le comunità di partenza.
Il trasferimento di residenza dal Sud verso altre regioni sta tornando ad assumere proporzioni rilevanti e i dati dell’Istat riportano l’attenzione su un fenomeno che ha dimensioni più ampie e che si è avviato ormai da una decina d’anni: la nuova mobilità dal Mezzogiorno.
I dati sul movimento della popolazione residente sono un indicatore importante, ma hanno una relazione solo parziale con quello che generalmente si intende per mobilità. Il cambio di residenza riguarda chi, dopo essersi spostato altrove per periodi più o meno lunghi, decide di stabilizzare questa condizione. Il trasferimento è una sorta di certificazione del successo della mobilità, coincide con l’acquisto di casa, col matrimonio, non riguarda tutti quelli che si spostano.
Per molti anni l’apparente paradosso di un Mezzogiorno più disoccupato del resto del paese e non più migrante è stato spiegato con le caratteristiche del mercato del lavoro o con luoghi comuni di tipo socio-antropologico. Ma lo spostamento di lavoratori e di giovani non si è mai del tutto arrestato. E’ dalla metà degli anni ‘90, che la mobilità riprende in modo crescente. Negli ultimi dieci anni le persone che si sono spostate dal Mezzogiorno verso altre regioni hanno ripreso a aumentare e il saldo migratorio interno, su cui pesavano i molti ritorni degli emigrati degli anni ’60 ormai in pensione, ha ripreso a essere negativo. Le regioni che perdono più popolazione sono la Campania e la Calabria, con un saldo negativo nel 2004 rispettivamente del 3,9 e del 4,8 per mille. Non esitono stime sulla mobilità, ma se i saldi dei trasferimenti dal Sud si riferiscono a circa 50.000 persone all’anno, non è azzardato pensare a un fattore 10 per le persone che annualmente dal Sud si spostano per lunghi periodi per lavoro o per studio.
Dopo le due storiche fasi migratorie: quella a cavallo tra 1800 e 1900 e quella degli anni del boom economico (1958-1963) questa terza fase racconta di un Mezzogiorno completamente diverso. Ma anche il Nord è cambiato, le destinazioni non sono più solo quelle delle grandi città, del tessuto dove dominava la grande fabbrica e il lavoro dipendente a tempo indeterminato. Ora si parte verso le città medie dell’Emilia, del Veneto, della Toscana, verso le zone di industrializzazione diffusa, dove più elevata è la domanda di lavoro sia nella manifattura che negli altri settori, compresa la pubblica amministrazione. E spesso si tratta di occupazione temporanea
Questa volta non emigrano più contadini ma soprattutto giovani che vivono nelle città. La partenza è spesso una scelta obbligata, per costruirsi un futuro e per decidere della propria vita, oppure per sfuggire alle trappole del degrado sociale, della disoccupazione, di ruoli familiari tradizionali. E vanno via anche giovani di famiglie con redditi più elevati, con elevati profili di scolarizzazione. Un minimo di disponibilità economica è anzi un requisito per la mobilità. La famiglia non è più beneficiaria di rimesse, ma deve invece finanziare almeno i primi periodi di trasferimento.
La vera novità è costituita dalle donne: prima partivano prevalentemente al seguito del marito, oggi invece partono per seguire percorsi autonomi di inserimento occupazionale, per sfuggire agli effetti economici e alla dimensione esistenziale dei più bassi tassi di occupazione femminile d’Europa: la difficoltà a mettere su famiglia, il crescente rischio di povertà, la diminuzione delle nascite.
Mentre si continuano a cercare cure per quello che è stato definito il “grande malato d’Italia”, il Mezzogiorno perde le sue risorse più vitali e rischia di intraprendere un sentiero di declino demografico che ne aggraverebbe di molto le prospettive.

Due postille:
1. Ho volutamente dato un titolo cretino a questo post per masochismo e per snobismo. Di recente si è aperto un dibattito sulla titolazione piatta e descrittiva, ovvero sulla fine della titolazione creati(v/n)a e allusiva per assecondare i motori di ricerca e essere più visibili. Allora io sto dalla parte dei timidi e invisibili e titolo ad capocchiam (peraltro copiando, mi sembra, Robecchi del manifesto)
2. Il signore in foto non sono io con i baffi, ma un signore tedesco la cui foto è disponibile su Flickr, gratis e con licenza CC.

marzo 23, 2006

Napoli città aperta

Oggi a Napoli c'è Richard Stallman, il fondatore della Free Software Foundation. Terra' una conferenza a Ingegneria, e una ce ne sarà anche domani.
E sempre oggi verranno distribuite anche 11.000 copie del libro di Fred Uhlman, L'amico ritrovato. E' il primo passo dell'iniziativa One book, one community.
In un solo giorno due importanti iniziative basate sul concetto di condivisione della conoscenza. E' primavera?

febbraio 06, 2006

C'è nessuno?

Uno dei misteri del web è che anche se non dici nulla, c'è qualcuno che ti ascolta. E anche se non hai nulla da dire, qualcuno ti ascolta lo stesso.
Sono più di dieci giorni che non cambio aria a questo posto. Non ho tempo, ho altro da fare. Mi sento più stupido del solito ecc.
Nonostante questo, ogni giorno fra le 40 e le 60 persone vengono a fare capolino.
No, ancora nulla.
Chissà quando esce il nuovo Explorer, quello che supporta gli Rss? (Sarebbero quelle cose che ti avvisano quando un sito si aggiorna.) Se non si muove zio Bill le innovazioni non si propagano. Peccato. Speriamo che faccia presto, altrimenti i sensi di colpa mi sommergono. Magari però un aggregatore, o meglio Firefox, ve lo potete pure scaricare no?
Ciao

gennaio 24, 2006

Sana e robusta...(insomma)

Come che sia, domani mi do guarito.
Ci si vede nel solito posto. E per quelli che non ci si vede, ci si rilegge.
E per quelli che hanno la varicella: un saluto speciale, terapeutico.

gennaio 23, 2006

Chiuso per malattia

(ai ragazzi del corso di Culture digitali)
Mi dispiace, ma mi sento molto male e non ce la faccio a fare lezione domattina.
Vi sarei grato se poteste far girare la notizia agli altri
Ci vediamo giovedì.

gennaio 20, 2006

Steve, ti presento Lessig


Come promesso ad alcuni questo è per segnalare tre esempi di conferenza con immagini (vulgo: powerpoint) particolarmente significativi, sotto il profilo dello stile comunicativo. Che è quello che qui interessa.
1. Lawrence Lessig che parla di copyright all' Open Source Convention del 2002: da si può scegliere qui il video flash (8Mb) oppure il solo audio mp3 (7Mb) e la trascrizione. Di recente Lessig ha tenuto una conferenza a NewYork sulle funzioni di ricerca testuale di Google BookSearch. Si può vedere su YouTube.
2. Dick Hardt che parla di identità e identità nella rete all' Open Source Convention del 2005: la conferenza si può vedere con vari player e formati.
3. Infine l'ultima presentazione di Steve Jobs, quella del 10 gennaio. E quelle precedenti, forse anche migliori. (tutte in Quicktime)

Il virus ha vent'anni

Ho capito adesso perchè ieri (in realtà 20 minuti fa, ma ieri) sono stato colto da sacro furore antivirale. Era il loro compleanno. Il 19 gennaio del 1986 si iniziò a diffondere il primo virus da pc. Si chiamava Boot/Brain e si diffondeva con i dischetti: la rete non esisteva. Fu il primo sussulto di realtà e disincanto dopo pochi anni di ingenua, generalizzata e acritica fiducia nei giovani pc.







Guardate come sono cresciute le bestiole in vent'anni. Questo sopra è lo schema funzionale di Boot/Brain a confronto con quello di Beagle, che è del 2004. Forse si può capire meglio, guardando, perchè sia così difficile curare i pc e perchè fare virus possa, per chi li fa, essere una sorta di passione estetizzante.
Le immagini e la storia completa è su F-Secure, un produttore di antivirus, neanche a dirlo.

gennaio 19, 2006

Aprilo tu, che a me scappa da ridere


Ho ricevuto la mail che vedete affianco. Normale virus. Esperienza quotidiana priva ormai di risvolti emotivi.
L'emozione tosta viene quando il virus invece vi becca e vi cancella l'identità, tutto (dioneliberi).
La cosa interessante in questo caso è che, se vedete bene, il virus si è camuffato da annuncio del centro di servizi dell'azienda per cui lavoro. E il medesimo centro di servizi ha provveduto a fornirgli un bel (falso) certificato di buona salute. Simpatico no?
Talmente bello che il certificato di buona salute (del virus) viene appiccicato a tutte le mail, democraticamente, senza distinzioni tra spam, amici, cialis, hello!, rolex.
Questa decisa svolta in direzione della sicurezza non si limita a far passare la visita medica alle mail infette, ma si prodiga anche ad appiccicare francobollini rossi di tentata frode ogni volta che compare un indirizzo web nella mail, come questa che mi avvisava della pubblicazione di alcuni dati, molto importanti e che attendevo da tempo.




Un ottimo sistema per fare abbassare la guardia e nel frattempo tenere alto il buonumore.
Anzi a pensarci, quasi quasi mi metto nel settore e realizzo anch'io un potente antivirus di sistema che mette le scrittine dappertutto. Così se poi si infettano, colpa loro, noi l'avevamo detto.
Voi non ditelo che non ci capisco nulla. In fondo fare impresa da queste parti non è poi così duro come si dice. La tecnologia ce l'ho, entro domattina sviluppo il packaging, un paio di telefonate e scendo in campo.

Chomsky da Dublino


Jonathan mi avverte che Noam Chomsky è a Dublino, University College, per una serie di conferenze. Il 17, il 19 e il 20 gennaio (il 20 è domani, venerdì).
Le conferenze sono su tre temi distanti, che racchiudono il vasto campo di interessi di Chomsky, ma molto affascinanti:
17-1: "Democracy Promotion: Reflections on Intellectuals and the State";
19-1: "Stark, Dreadful, Inescapable: The Question of Survival";
20-1: "Biolinguistic Explorations: Design, Development, Evolution".
Quella di domani è in video webcast alle 16, ma la qualità è pessima. Conviene aspettare e ascoltarle in audio, comprensibile.

Il pregiudizio di Google e la faccia tosta del Corriere


C'è un signore geniale (Philipp Lenssen) che ha un blog molto visto (persino da me) dedicato solo a Google. E ce n'è un altro altrettanto geniale, (Doc Searls) che ne pubblica uno ancora più famoso. E leggo anche questo. Tutti e due pubblicano un mare di post al giorno e a volte ci si perde. Ma il secondo ha ripescato oggi una cosa che il primo ha pubblicato l'11 gennaio e che avevo perso.
Se su Google scriviamo "gli italiani sono noti per*", otteniamo una cosa che assomiglia al giudizio comune o pregiudizio su gli italiani. Lenssen, che è ormai un funambolo di Google ha usato la query "germans (italians, iraquis ecc.) are known for *". E si è ritrovato dei risultati che ha riassunto in una mappa. Il peso dell'autoincensamento nelle pagine turistiche è notevole, la Libia per esempio è nota per "la generosità" e per "l'abilità dei suoi navigatori" e così altri fattori, ma si può convenire che il risultato assomigli al pregiudizio.
L'idea è banale, ma è un uso molto creativo di una tecnologia ormai matura. Che stimola altri analoghi trucchi. I risultati cambiano a seconda della lingua e si possono fare tutte le domande che ci girano. Io ho provato con "italian economy is*" e le risposte non sono allegre.
Tutte queste cose, mentre le scrivevo, le ha scritte anche il Corriere, sicuramente meglio. Ma guai che ci mettessero una fonte o un link. Il massimo dello sforzo è dire che la mappa è stata "realizzata da un blogger tedesco". Alla faccia della buona educazione.

gennaio 17, 2006

White night - Blue day


La notte scorsa non avevo sonno. Tesi di dottorato, progetti di ricerca da rendicontare, scaletta delle lezioni.
8 bici, lavoro.
9-11 lezione
11-12 ricevimento studenti
12-14 lezione: il corso viene valutato dagli studenti
14-15 riunione
kebab sulla tastiera: email
16-18 consiglio: il rettore ci spiega che non ci sono soldi e che bisogna essere più produttivi dei nostri colleghi di vercelli e di campobasso per strappare un po' di soldi in più che però sono gli stessi che i colleghi di vercelli e campobasso cercheranno di strappare a noi cercando di essere più produttivi. La solita solfa: il neofordismo ora è di moda nei servizi. E non solo nei supermercati..
19 bici, piove, casa
20 cena
21 bimbi a letto
22 blog a letto
E la ricerca scientifica strategica per il paese? Domani, domani.

gennaio 16, 2006

Indiana Jobs & Billy the Kid


La vicenda dell'ibridazione mac-intel si sta dimostrando paricolarmente interessante. Le conseguenze che ne potranno venire sono le più varie e riguardano gli scenari di un mercato dominato in modo rigidamente monopolistico da Microsoft. Infatti è bene ricordare che, mentre Apple controlla una grossa fetta del mercato della musica on line e dei player mp3 (grossa significa fra il 70% e l'80%), la sua quota di mercato per i TrappolMac è del... (verrebbe voglia di fare un quiz).
Nel 2004, meno del 2% secondo questo signore. Ovvero pur sempre la bellezza di 3,5 milioni di macchine, ma che si confrontano con i 173 milioni di macchine PcTrapp.

Ora le cose si possono rimescolare in tutte le direzioni. I sistemi si potranno ibridare, secondo Apple sarà possibile installare Win e quindi tutte le applicazioni, mentre cercheranno di non far girare MacOs sui pc. E sarà dura. O almeno io tifo per gli hacker, che intanto sono riusciti a far girare MacOs (versione per sviluppatori) su qualsiasi cosa, anche la playstation.

Una implicazione interessante è relativa alla sicurezza. In uno degli acuti commenti del post qui sotto (cui mi sono guardato dal rispondere perchè di persone che sanno il fatto loro), FDS ricordava che sfottere Redmond per le falle di windows è poco signorile, perchè anzi più patch si distribuiscono, meglio è. Quello che conta è il tempo che passa tra l'individuazione del problema e la sua soluzione. Il VLC, ovvero il ciclo di vita della vulnerabilità. Senonchè, 1) conta anche quante vulnerabilità e quanto gravi e poi 2) il ciclo non si chiude con l'emissione della patch, ma con la sua effettiva implementazione a livelli di massa.

Su queste cose ho appena trovato un articolo su BBC, pieno di buon senso, che spiega come in realtà gli utenti Mac, pur essendo oggettivamente più protetti da un sistema migliore e soprattutto da una sua minore diffusione (appunto: meno del 2%), tendano a dimenticare il problema e quindi rischino di più.
E con questo per ora basta, che le guerre dell'hardware appartengono agli anni '90. Ha vinto Intel ed è caduto un altro muro.
Kill Bill è in programmazione, insieme a molti altri sullo stesso tema, in questa sala. Via Rubel, via Montemagno.

gennaio 11, 2006

Pack, packkott' e finti packkotts

Oggi, appena acceso e connesso il mio trappolik, mi sono accorto che c'erano novità. La presentazione di S. Jobs di ieri non era stata all'altezza delle aspettative: apparentemente molto fumo e un solo prodotto nuovo, molto potente, molto caro, ancora acerbo: un portatile da 2500$. E' il primo mac con il processore intel. Questa la vera notizia, già scontata, ma non meno importante: durante l'anno saranno via via sostituiti tutti gli altri modelli con i corrispettivi intel-inside. Sul portatile di punta gli incrementi di potenza sono di circa 4 volte, questo significa una forte sfida agli altri produttori di trappolware: i mac sono sempre più potenti e semplici, orientati a produrre contenuti da condividere in rete. Ma non ho visto tutto il keynote - vale la pena di dare uno sguardo: è un piazzista di livello ipersonico - e non ho colto che c'erano aggiornamenti software molto consistenti anche per le macchine "vecchie". Bene, il mio trappol invece se ne è accorto e ha provveduto subito a chiedermi se voglio aggiornare il sistema, il sw della batteria ecc. Questo fatto che gli aggiornamenti, anche dei singoli software, siano proposti in automatico è importante ed è alla base di un altro annuncio finto mancato, quello di Google.
Al Ces di S.Francisco Larry Page vestito da salumiere non ha, come tutti si aspettavano, presentato un nuovo sistema operativo altrnativo a Win e nemmeno un computer da 200 dollari dedicato alla rete. Ha presentato un pacco. Google Pack.
Si tratta di software già noto, eterogeneo e in gran parte già presente (Firefox, Picasa, Google Earth) Senonchè il paccotto è avvelenato, in senso buono (forse). Infatti con l'installazione del pacco Google si è aperta un canale di download automatico, come quello che aggiorna il mio OsTiger o quello di Gates che riavvia a sorpresa Win.
Con uno strumento del genere si entra di spighetta e si pongono le condizioni per mettersi di chiatto. Per aprirsi la strada verso un attacco davvero serio a zio Bill, pensate se la prossima volta ci fosse Open Office. Non dovete pensare a voi, o giovani dall'installazione compulsiva. Ma a quella grande maggioranza di persone posate, e di imprese, per le quali ciò che conta è la "Forza del default". Nel frattempo da Redmond viene annunciata l'ennesima patch.
Update: pare che sui nuovi mac si possa installare anche win. Se è, come intuitivamente è, minimamente possibile, sarà sicuramente possibile. Nel senso che non cè protezione sw che tenga. Prima o poi.

gennaio 10, 2006

Fermi tutti, parla Steve


In questo momento Steve Jobs sta indirizzando il suo keynote al pubblico del MacWorldExpo. Tutto il mondo mac tradizionalmente si raccoglie in religiosa e comica attesa. Il resto del mondo in altrettanto comica invidia o preoccupazione. Staremo a vedere.
Nel frattempo per fare più suspence il mac store è chiuso, con un post-it. Annali del marketing.