gennaio 27, 2005

Quanti GB occupa la Shoa?

Nel linguaggio corrente di chi si occupa delle cose tecnologiche la "memoria" è una parola ricorrente. Si riferisce ad una cosa che sta nelle Simm, nei dischi rigidi e che si misura in Mega o a Giga (per ora). In un Giga trovano spazio milioni di pagine, ci sono intere giornate di musica. Ma tutta questa capacità di memoria delle macchine ha un carattere tanto più sorprendente e prodigioso se si considera la umana propensione a non avere memoria. Ad averne sempre meno.
Oggi è la giornata della memoria, la giornata in cui ricordare che mai bisogna dimenticare ciò che è stato fatto agli ebrei e poi anche anche agli zingari, agli omosessuali, ai comunisti nei campi di sterminio nazisti. E in cui ricordare che non è finita nel 1945, con la liberazione di chi era sopravvissuto ad Auschwitz 60 anni fa, ma che lo sterminio e l'oppressione di interi popoli ha continuato ad esistere, in varie parti del pianeta. E che solo la memoria ci può salvare.

gennaio 26, 2005

Tragedie in due battute (di personalitaconfusa)

Oggi è finito il corso di quest'anno. Per l'occasione ripubblico il post di un celebre blogger, personalitaconfusa.

Luogo: ufficio.

Personaggi:
- Collega dirimpettaia
- io

Collega dirimpettaia (alza la testa dalla rivista molto trendy)
Ma tu ce l'hai l'ipod?

Io
No. E tu?

Collega dirimpettaia
Non so nemmeno cosa sia. Però voglio comprarmelo.

(Sipario)
Copirait: x§ personalitaconfusa

gennaio 24, 2005

Lo screen casting

Abbiamo accennato al paradigma push di internet, alla tentazione dei grandi media di trattare il web come uno spazio per "spingere contenuti. Quasta fase sembra tramontata o appannata. Nel frattempo però sta aumentando la larghezza di banda mediamente disponibile e quindi aumenta la possibilità di utilizzare sul web modalità audio e video. Abbiamo accennato al podcasting, alla possibilità di mettere in linea file mp3 con contenuti audio.
Ora è la volta dello screencasting, la trasmissione di file audiovisivi, realizzati con flash per esempio. E' nel sito di John Udell che si può trovarre un breve file swf che spiega come utilizzare un interessante plug in di Firefox: Linky.
La cosa che colpisce è la grande chiarezza esplicativa dell'immagine del monitor con la sequenza dei comandi insieme al commento audio.
Cast vuol dire scagliare ed è l'equivalente inglese di trasmettere. Podcasting e screencasting sono quindi nuove modalità di utilizzo del web, innovative non tanto per i contenuti -da anni le Bbc, la Rai ecc. mandano in streaming telegiornali, radio e materiali di archivio- ma per il fatto che con tecniche semplici è possibile a chiunque (quasi chiunque) diventare un'emittente.

Gadget dependency

La microelettronica permette di fabbricare oggetti disparati e il limite alla creatività è dato solo dal mercato: dalla capacità dei consumatori di credere alle promesse del marketing e di sviluppare specifiche dipendenze. Per essere aggiornati dalla valanga di novità che ogni giorno si riversa sul mercato ci sono due siti con i ripettivi feed: Engadget e Gizmodo. Le novità non vengono commentate più di tanto, ma non manca un taglio critico o spesso ironico. Il principale limite di questi due siti è la quantità torrenziale di feed che inoltrano ogni giorno: decine. Per questo se ne sconsiglia un uso prolungato.

gennaio 21, 2005

iPod gratis

iPod è stato il regalo probabilmente più ambito di questo Natale. Cosi' dicono quelli che ambiscono molto ad essere i venditori del prodotto ambito: Apple. Ma è vero che iPod sta diventando un fenomeno di costume, anche se molto elitario, o forse proprio per questo. Si tratta di un oggetto in continua evoluzione, potente e molto imitato. Su iPod e sulla sua differenza tecnologica dall'antenato walkman a musicassette degli anni '80 si potrà tornare. Adesso vediamo come si può avere un gratis un iPod da tavolo. La vera invenzione non è infatti il gadget bianco che ormai viene prodotto in molte versioni (da 99 a 599 euro), ma il software che costruisce il database della vostra musica. Da quando esistono i pc e i software di archiviazione e da quando i produttori hanno cercato di farne un prodotto consumer, si è cercato di spiegare che con queste raffinate e moderne tecnologie si poteva mettere ordine tra i titoli della discoteca di casa. Vero: ma solo i maniaci dei database o dell'ordine a tutti i costi sopravvivevano al gravoso e ingrato compito di immettere i dati. Il risultato era "sì, sarebbe bello sapere quanti brani dei miei dischi contengono la parola "love" e chi li suona, ma dopo aver copiato i titpoli di due dischi e considerata la fatica penso che in fondo posso vivere anche senza". Con iTunes invece sapete tutte queste cose, sentite la musica, la potete ordinare per autori, generi e vostre classifiche senza digitare nulla. Ci pensa un database online che riconosce le tracce dei vostri cd e da ai file tutte le informazioni contenute sui libretti, titolo, autore, durata, compositore, genere ecc. A quel punto basta premere un tasto e i vostri cd diventano comodi e scambiabili mp3. Semplice e efficace. Su questo ottimo software scaricabile gratuitamente anche per Windows, Apple sta costruendo un'autentica fortuna economica: ha sviluppato un negozio virtuale che vende musica a 99cent il brano, sta dominando il mercato dei lettori mp3 occupando tutti i segmenti: dal lettore con hard disk di con iPod e sta conquistando anche il mercato dei lettori economici basati su memorie flash con il nuovo iPod shuffle. E i corsi azionari di Apple crescono oltre le aspettative. Morale: idee semplici, congegni funzionanti, reali vantaggi per gli utenti, contenuto relazionale. La politica di apertura in realtà è solo apparente, Apple sta facendo grandi profitti con questa linea di prodotti e difende la sua rendita con una poco appariscente, ma efficace chiusura proprietaria del software e del codec AAC (a volte mi concedo un po' di linguaggio criptico). Scott Rosenberg, un ottimo analista di Salon.com, dice che c'è un lato fascista di iPod: per impedire la copiatura illegale, ovvero di materiale con copyright, si finisce per limitare le capacità legittime di uso di ciò che ci viene fatto comprare a caro prezzo. Allora scaricatevi i Tunes e vi ritrovate un iPod gratis, magari non proprio portatile, ma da tavolo. Quanto alla reversibilità, ovvero il passare files dal disco di iPod al pc, i software in realtà non mancano. Per esempio l'ottimo Senuti. E così l'iPod smette di essere fascista.

gennaio 19, 2005

Panni sporchi

La tecnologia incarna la società. E i modi in cui le differenti società si relazionano con la tecnologia sono profondamente condizionati dai rapporti sociali e dal clima culturale. In Italia si osserva molta passione e competenza per il telefono e per la televisione, meno per l'internet. C'è stata una fase in cui anche in altri paesi si pensava soprattutto a un utilizzo trasmissivo (broadcasting) di internet, mi riferisco a una generale filosofia del mezzo, ma una applicazione in questo senso sono ad esempio le partite di calcio su Alice. Dopo la fine della cosiddetta "new economy" l'internet ha riacquistato il suo carattere appunto di rete: la priorità dei contenuti, la loro condivisione e circolazione, la loro elaborazione dal basso, sono alcuni dei punti di forza della fase attuale della rete. Le università in quanto manifatture e depositi di conoscenza sono, o dovrebbero essere capisaldi della rete. Alcune università guidano questo processo, come ad esempio il Massachussetts Institute of Technology (il MIT), altre invece hanno un atteggiamento più ritroso, come ad esempio l'università di Napoli (che sarebbe il datore di lavoro di chi scrive: per questo il titolo).
Il Mit, che è un istituto tra i più ricchi e potenti al mondo, mette a disposizione del piu vasto pubbblico molto materiale conoscitivo e didattico (ad esempio in OpenCourseWare). Napoli vorrebbe fare altrettanto, magari pensando ai propri studenti e ha inventato alcuni anni fa un apposito strumento/spazio che si chiama "webdocente", un contenitore di pagine a disposizione dei professori per comunicare con i propri studenti e con il mondo. Insomma il posto in cui dovrrebbe per coerenza esserci il materiale di questo blog. Partiamo da qui: perchè ho scelto di mettere queste cose su un sito americano piuttosto che su quello della Federico II? Innanzitutto perchè non sono riuscito a andare oltre la pagina di ingresso. Sul web ci sono delle semplici istruzioni, purtroppo però non funzionano e ai numeri di telefono non risponde nessuno, specialmente e come è giusto, di sabato. Ma la voglia di commettere gesti insani, come aprire un sito per gli studenti non è detto che rispetti gli orari di lavoro.
Questo blog l'ho aperto di appunto di sabato, senza telefonate e dopo dieci minuti dal momento in cui l'ho pensato. Oggi, dovendo scriverne, ho provato a indagare meglio sul sito della Federico II: mi sono messo al telefono con la rubrica dell'ateneo sul mio monitor. In poco più di un ora e dopo solo una decina di telefonate sono riuscito a parlare con la persona giusta, competentissima e cortese. Non potevo accedere al mio sito per un banale errore del database, domani sarà tutto a posto. Ne sono sicuro.
Ma la differenza tra la usabilità dei due sistemi, uno pensato per una ristretta élite di cui faccio parte e un altro adatto a chiunque è drammaticamente e sorprendentemente grande, decisiva e a favore del secondo. Questo e probabilmente anche altri fattori sono alla base dello scarso popolamento di questo servizio. Ho provato a vedere le pagine di alcuni colleghi in vista, ad esempio del curatore del sito, il prof Mazzeo, quello che presumibilmente ha avuto l'idea e di altri professori noti. Il formato delle pagine è molto prescrittivo, è vero che sono pagine ufficiali, ma i format rigidi, pensati da tecnici per utenti "dummies" e con intenti di standardizzazione, scoraggiano gli utenti potenzialmente più propensi e penalizzano quel po' di creatività che di solito è mal gestita, ma che incentiva le persone a considerare quelle pagine come proprie e quindi ad averne cura. Insomma l'ha detto anche il presidente del consiglio che il comunismo è triste. Il risultato è che nella stragrande maggioranza dei casi le pagine sono vuote o quasi e non aggiornate, provate a vedere la mia. Sull'internet non dovrebbero mai esistere pagine vuote da riempire, ma solo pagine o non pagine. E' molto irritante dover procedere a un'accurata esplorazione per capire se il singolo sito docente contiene informazioni o no.
Insomma in internet si assegna una grande importanza per la valutazione alla "user experience". In questo caso la mia esperienza di utente è stata molto frustrante. Questo depone in favore di uno scarsissimo utilizzo di queste pagine da parte dei professori e quindi degli studenti. Tranne che in un caso: nel corso di economia aziendale. Qui, intorno a una utilità reciprocamente conveniente, la prenotazione degli esami, studenti e professori hanno sviluppato una consolidata e diffusa pratica di utilizzo di quelle pagine.
Per finire un ultima criticuzza: le pagine docente in questione non risultano accessibili ai ragni, i software di indicizzazione automatica dei motori di ricerca. Un comportamento davvero snob in un'epoca in cui si fanno carte false per comparire sui motori di ricerca. La cosa è così sentita che l'internet da sempre abbonda di consigli per aumentare la propria visibilità, il proprio rank. Google ha costruito la sua fama sulla sua affidabilità, sul fatto che i suoi risultati riflettono la gerarchia di significatività dei siti rispetto alle parole chiave inserite. Siti come Poodle predictor sono nati proprio per mostrare come le vostre pagine appaiono agli occhi di un motore di ricerca. Guardate cosa si vede di Unina e cosa del Mit, ma anche università meno prestigiose.
Un ultimo dettaglio, la cortese e competente persona che mi ha dato le informazioni e che in poche ore ha fatto funzionare le mie pagine personali sta per lasciare il suo ruolo. Siamo sicuri che si possano coniugare, come si è detto per troppo tempo, alta professionalità e instabilità occupazionale (chiamata però flessibilità)? Sembra di no, infatti qual posto sta per essere assegnato dalla Federico II a una persona stabile, peccato che l'esperienza accumulata finora debba essere ricostruita daccapo.

gennaio 11, 2005

Scrivere, citare e fare tabelle. Il decalogo di Sebastiano Brusco

I professori per eta' e per ruolo sociale hanno l'abitudine di esecrare l'ignoranza degli allievi. Non faccio eccezione, oltretutto questo esercizio permette di aumentare con poco sforzo l'autostima. Resta però il fatto che dopo questo salutare esercizio gli studenti rimangano a torto o a ragione nell'esecrando stato di cui sopra. L'ignoranza cui faccio riferimento è spesso quella specifica mancanza di buone maniere, quella maleducazione che da sempre permette alle classi dominanti di esercitare il potere anche nelle cose minute. La sto facendo troppo lunga: agli studenti si rimprovera spesso di non sapere fare citazioni, redigere tabelle, insomma stendere un testo scientifico secondo le regole della buona educazione accademica. E' vero che gli studenti potrebbero da soli trovare queste indicazioni osservando con cura come sono redatti i testi che studiano, ma è un compito gravoso, che richiede attenzione e spirito critico, poi c'è anche la qualità della produzione editoriale che tende a peggiorare. Situazione bloccata, comma 22: devi rispettare le regole, ma l'argomento è troppo "basso" per poter essere affrontato a lezione. Per fortuna c'è ogni tanto qualcuno che con santa pazienza si mette a spiegare anche le cose elementari, quelle che qualcuno deve pur spiegare. Uno è stato un grande economista scomparso pochi anni fa, Sebastiano Brusco, che essendo un vero maestro ci ha lasciato anche un breve e illuminante manualetto su questi argomenti.

gennaio 08, 2005

Errori umani

Due treni si scontrano. 16 morti finora. L'incidentalità delle ferrovie è aumentata moltissimo nel'ultimo decennio. I giornali di oggi (Corriere e Repubblica) mi sembrano equilibrati: la fatalità e l'errore umano sono citati, ma si dice apertamente che vi è una forte relazione con i tagli di spesa nella manutenzione e nei sistemi di sicurezza. La cosiddetta privatizzazione delle ferrovie ha finora generato mostri, di inefficienza e di pericolosità. Ma soprattutto ha generato una cieca rincorsa ai tagli di personale e alle esternalizzazioni. Cieca perchè apparentemente fatta senza considerare le professionalità e le conseguenze sul servizio. Ci si è preoccupati principalmente delle enormi rendite provenienti dalla cosiddetta valorizzazione del capitale immobiliare (le stazioni e le grandi aree una volta adibite a scalo merci nei centri cittadini) e delle attività di immagine, compresa la politica di sviluppo dell'alta velocità. Gli effetti sono penosi. Sto scrivendo mentre sono sull'unica tratta ad alta velocità della rete italiana, la Firenze-Roma, realizzata tra la fine degli anni '70 e gli anni '80. Sugli eurostar, in seconda, i sedili sono sfondati. Hanno licenziato migliaia di lavoratori delle pulizie e ora bisogna fare da soli, la soluzione è una campagna dal titolo molto originale: "un treno pulito è più bello", ovvero annunci martellanti e una busta di carta in cui riporre e poi portare in stazione, o a casa, fatti vostri, l'immondizia che producete. Peccato che abbiano licenziato anche l'addetto alla distribuzione delle buste, almeno in seconda classe. Il personale è obbligato a recitare ridicole litanie simil airlines del tipo "è il capotreno che vi parla, stiamo per arrivare nella stazione di Firenze" a far finta di ripeterlo in inglese e poi succede che verso Prato ci si fermi per un quarto d'ora senza spiegazioni. E' il marketing bellezza, oppure no, sono errori umani.
Ma la più profonda indignazione, quello che poi mi ha spinto a scrivere è stato il modo con cui alla stazione di Bologna annunciavano che i treni per Verona erano soppressi: "A causa di un inconveniente nella stazione di Bolognina..." Un INCONVENIENTE, questo sono 14 morti nel linguaggio sterilizzato delle relazioni col pubblico da parte di un monopolista travestito come Trenitalia. I morti si chiamano inconvenienti nell'italiano di un'azienda customer oriented.

gennaio 07, 2005

Il barbiere di Prodi

I miei capelli erano in condizioni riprovevoli. Chi mi conosce sa che il problema non è la calvizie: se non li taglio spesso mi si può scambiare per un cane da slitta. Il barbiere è una persona da scegliere con cura, è forse lo stadio iniziale dello psicanalista, una persona che toccandoci la testa e ponendo una lama sul nostro collo compie gesti che trascendono la pura necessità tonsoria e assumono significati più profondi. Ho sempre avuto grossi problemi con i barbieri. Ho un barbiere stabile da una decina d'anni, a Napoli. Ma ora sono a Bologna e la tosatura non è rinviabile. Chiedo e mi vengono cortesemente fornite diverse alternative, accomunate solo dal prezzo: esageratamente alto. Posso provare però da quello sottocasa, quello dove va Prodi. Potete immaginare l'imbarazzo. Io da quello di Prodi. E chi mi credo di essere? Siamo ormai in campagna elettorale, un gesto del genere equivale a schierarsi. E come li porta poi i capelli Prodi?
Un sguardo nello specchio dell'ascensore: non mi faranno nemmeno entrare. Attraverso la strada ed è lì, davvero: "Barbiere Gino". Un barbiere che sulla porta ancora tiene scritto "barbiere". Entro, mi salutano nonostante il look selvatico che insospettisce anche i barbieri normali e mi fanno accomodare. Inizia così la migliore esperienza carosatoria che potessi immaginare. Niente chiacchiere, niente prodotti bioestetici solo forbici e rasoio, niente tentativi di cotonatura, totale ma cortese rispetto della privacy, provate ad andare da un barbiere normale e tenere celata la vostra identità: nemmeno quelli del mossad resistono. Velocissimo, 20 euri (meno della metà dei prezzi su piazza) e - mai visto prima - ricevuta fiscale.
Non riesco a immaginare il barbiere di berlusconi, sarà un chirurgo del Sismi. Non mi so immaginare da quello di D'Alema, carissimo e spietato solista del foen. Ma certo non immaginavo che il barbiere di Prodi incarnasse così il mio ideale di cittadino per bene. Ovvero, se questo è il suo barbiere (e lo è), mi convinco che Prodi sia davvero una brava persona e che la sua visione del mondo sia largamente coincidente con la mia, la democristianità a questo punto della storia è un dettaglio. Le mie primarie si sono risolte così.
Un piccolo dubbio finale: per tutto il tempo della laboriosa tosatura sono rimasto il solo cliente. Non si può dire che i gusti di Prodi e miei (modestamente) siano largamente condivisi. Siamo sicuri che un signore che va da un barbiere così per bene possa poi vincere le elezioni, in Italia?