aprile 30, 2005

Il traffico è un problema: scriviamoci sopra

Come sapete a Napoli il problema del traffico è molto grave, come d'altronde a Palermo. Si ascolti in proposito "Johnny Stecchino" di Benigni (audio formato .wav 252k e solo per 7 giorni). Tale annoso problema procura vari danni e patologie (sociali e individuali). Tra queste: l'amnesia. Infatti, se ricordate, avevo promesso di svelare dopo Pasqua il mistero delle indicazioni stradali. Bene, il mistero sarebbe rimasto tale. Non ricordavo assolutamente l'indirizzo. Era un sito tedesco che permetteva con assoluta facilità di scrivere sui cartelli stradali, sui tabelloni orari degli aeroporti, sui ponti con lo spray ecc. Niente, non trovavo una traccia, un link. Sono le conseguenze del traffico.
Ma in un commento del 29 aprile de "il Cordiale" è arrivata la soluzione, a questo punto dovrei io indovinare come ha fatto. Complimenti.
Il tempo speso a cercare le mie stesse tracce mi ha portato a trovare altre occasioni di scrittura creativa (nel senso buono della parola, absit Baricco verbis).

La prima è Amaztype compone nomi di autori e di titoli di libri, musica e film utilizzando le immagini delle copertine relative nel database di Amazon. Un capolavoro di sofisticazione resa semplice. Uno dei due autori è Jugo Nakamura, l'artista del Flash di cui abbiamo parlato a dicembre. Date un'occhio anche alla sezione "zeitgeist" per una panoramica dei gusti correnti e per vedere un'impaginazione eccellente.
Se invece volete vedere che figura fa il vostro nome o quello del vostro amato bene (fra un po' è la festa della mamma), ma né voi né lei avete un disco in vendita da Amazon e nessuno ha ancora scritto un libro su di voi, allora andate da Metaatem. Qui la metascrittura raccoglie pseudolettere tra le foto pubblicate in Flikr, un tool di pubblicazione e condivisione di foto. Uno dei luoghi interessanti per osservare nuove forme di espressività e di relazione sociale in rete.
Infine una cosa simile è stata sviluppata, anche questa per quasi-gioco, da un ragazzo di Stoccarda, Philipp Lenssen. In questo caso le immagini che compongono la scrittura provengono da Google-Images, infatti il blog di Lenssen è tutto dedicato a Google e all'esplorazione delle sue potenzialità.

aprile 29, 2005

Micro Soft - Macro balls

Dal Corriere della Sera (o da Repubblica e molti altri):
Bill Gates appare fiero nel presentare il sistema operativo Longhorn, l’ultimo prodotto di casa Microsoft. Lo spiega e lo racconta con devozione e orgoglio, aggiungendo che secondo lui è il migliore, il più innovativo e il più sicuro. Si chiamerà Longhorn e nella versione definitiva sarà disponibile dal dicembre 2006.
Non si capisce subito, ma è una delle migliori battute del secolo: "con devozione e orgoglio" "nel dicembre 2006"! cioè fra due anni. E sono almeno due anni che zio Bill ripete l'annuncio. Insomma il presidente della Fininvest è un dilettante.In più questo software, per il quale Bill racconta di avere investito più della missione Nasa sulla luna, minaccia di raccontare i fatti nostri a chiunque, come racconta Paolo Attivissimo, un attento osservatore di queste cose.
La cosa più inquietante è che queste panzane sono rifilate solo alla stampa italiana e in coincidenza del lancio (vero) del nuovo Mac Os cui Longhorn si "ispira". In Usa gli articoli su Microsoft parlano di cose più serie: i suoi profitti sono raddoppiati, ma la crescita è stata inferiore a quanto preventivato. E questo tipo di inaffidabilità è ritenuta più grave.
Ma Bill assume solo ingegneri incompetenti? Non è pensabile, la questione pare che abbia a che fare con la natura profondamente malata di Win e con il tentativo ripetuto di mettere pezze che mantenessero in vita Windows il sistema operativo più diffuso e più inefficiente, ma anche quello che nello stesso tempo rappresenta il latifondo materiale e culturale da cui MS estrae le sue rendite
Domani annuncerò commosso la mia designazione per il Nobel del 2015.

aprile 27, 2005

Delirio da security e diritti della persona


Il Dipartimento di stato USA ha ammesso che infilare RFID nei passaporti è una potenziale scemenza.
Gli RFID sono delle microantenne (qui le definizioni) capaci di rispondere a messaggi radio inviando un codice identificativo: Radio Frequency Identification. Per capirci subito: il telepass.
La tecnologia RFID ha radici nella guerra fredda (come racconta la pagina diWikipedia), ma il forte interesse attuale è dato dalla miniaturizzazione, dai costi ormai bassissimi e quindi dalla possibilità di impiegare queste etichette per tracciare il destino delle merci. Una pacchia per tutti quelli che fanno analisi di marketing. Potrebbe sembrare un semplice sistema antitaccheggio - e cosi' viene presentato agli scettici - si tratta invece di un sistema che permette di tracciare i nostri comportamenti di mercato e quindi, siccome siamo quello che consumiamo, di tracciare noi. Un'applicazione che può rendere l'idea è quella della pubblicità personalizzata. Se indossiamo un capo di una linea sportiva il cartellone che ci guarda attentamente (e che finora noi guardavamo distratti) consiglierà l'acquisto di scarpe tecniche e non di pantofole.
Insomma questa invenzioncina da 007 nei paesi anglosassoni ha destato molto scalpore, mina la libertà individuale e i link di taglio critico si moltiplicano. Ma dopo il 9/11 queste sono cose da femminucce e per la security si fa il massimo. A costo di essere ridicoli: guardatevi questa storia di pinguini in aeroporto (via BoingBoing).
Pertanto il Dipartimento di Stato ha pensato (o meglio, chi produce RFID ha fatto pensare allo SD) che questa fosse una tecnica infallibile per autenticare i passaporti dei cittadini Usa: un microscopico RFID infilato nella copertina. Peccato che i soliti tecnocritici abbiano subito fatto notare come il furbo dispositivo possa essere facilmente sovvertito, rivoltato. Chiunque può o potra' procurarsi un dispositivo di scansione degli RFID e scoprire il codice che identifica i cittadini americani. A questo punto immaginatevi uno scenario poco friendly, non necessariamente Bagdad, e provate a immaginare con quale serenità si possa portare in tasca il passaporto Usa.
Ma certo non finisce qui: il conflitto tra diritti e sicurezza, tra conoscenza e Digital Right Management è solo agli inizi.

aprile 23, 2005

Salviamo i siti brutti e impossibili

I siti brutti e impossibili sono molti in natura e nonostante il diffondersi degli insegnamenti comunicativi (o forse per questo) e nonostante l'approvazione della Legge Stanca (L. n. 4/2004) continuano a riprodursi, anche in cattività.
Sta per scomparire un raro esemplare di questa specie e prima che si estingua definitivamente andate a visitarlo con il vostro fido Explorer:
http://www.dipsociologia.unina.it/

Poi ricordatevi di Firefox (è uscita la nuova release) e aprite la stessa minestra. Adesso fate due cose semplici: prima togliete le immagini e poi togliete i pop-up e ricaricate la pagina.
Carino vero? Accessibile direi. O quasi.
Purtroppo questo simpatico prodotto del caso, più che della necessità, sta per scomparire. Al suo posto ci saranno gli stessi (+o-) contenuti, ma forse stavolta saranno visibili. In omaggio offriamo qui un'emozionante anteprima.

aprile 22, 2005

Mi sono bloggato

Una delle regole dei blog è che bisogna scriverli. Curarli, fare giardinaggio. Se no, puzzano, vanno buttati. Che faccio, mi butto? Il fatto è che sono mooolto impegnato e quindi mi si è svuotata la mente. O forse mi si è svuotato l'interesse. La crisi del blogger è una fase tipica della sua dinamica evolutiva. Come tutte le crisi è sintomo di un cambiamento o della sua necessità. Quello che è cambiato per me è che non vedo più i patatoni/patatesse dei miei studenti che mi stimolavano la fantasia, oltre che l'ego. Per un buon mese mi sono bloggato, ma forse adesso ci sono delle novità che vanno segnalate e che valgono la pena. Piccole cose, per carità...
A presto