febbraio 21, 2005

Blog libero - liberare i blogger


I blog stanno rivoluzionando la struttura e l'economia dell'informazione. Nel nostro paese se ne parla più come di un fatto di costume o di espressione letteraria. Altrove è una questione di "grass root democracy" come negli Usa, o di libertà di espressione pura e semplice come nei paesi con regimi autoritari.
In Iran ad esempio le autorità hanno prima tollerato il fenomeno, ma ora stanno iniziando a reprimerlo. Due blogger iraniani, due persone che esprimevano opinioni sul web in modo autonomo sono state arrestate. Il motivo del loro arresto è nel fatto che appunto denunciassero la repressione di questo fenomeno di comunicazione indipendente.
La reazione internazionale sta montando, si è costituito un "Committee to Protect Bloggers" e per domani, 22 febbraio, è stata indetta una giornata mondiale di solidarietà con i due arrestati: Arash Sigarchi e Mojtaba Saminejad. Una dettagliata esposizione della vicenda è in un articolo della Bbc.

febbraio 18, 2005

La fatica di non lavorare

E' da ieri sera che sono occupato a sistemare il mio powerbook. Accade che una situazione di relativo equilibrio durata mesi si ritrovi poi a collassare in poco tempo. Sto parlando dell'equilibrio tra macchina e utente (o amministratore): io.
Continuo in fondo a pensare che i pc siano delle macchine formidabili, ma terribilmente possessive, forse più dell'elettrodomestico che temo in assoluto: la televisione.
E' accaduto che in unico giorno abbia deciso di implementare o sperimentare tutte queste cose:
- un nuovo client di posta: ho abbandonato Eudora dopo quasi 10 anni per Mail;
- trasferire tutti i bookmark su Firefox;
- un nuovo word processor: Pages di Apple;
- il collegamento alla rete in fibra ottica da casa;
- l'utilizzo di un antenna WiFi;
- il servizio di posta di Google, Gmail, in modalità POP;
- alcuni passi per liberare software proprietario.
Insomma un'intera giornata spesa a imparare come fare in modo diverso cose che sapevo già fare. Un'intera giornata sacrificata alla gadgetmania. Una tipica giornata da consumatore hi tech.
O invece tempo investito per imparare? Learning by using or learning by doing?

febbraio 13, 2005

Automazione a pedali


E' passato oltre un mese dal disastro di Crevalcore, è tutto in ordine, responsabilità accertate, sicurezza ripristinata. Solo i ferrovieri non sono d'accordo, ma loro remano sempre contro. Allora da alcuni giorni circola una campagna di stampa delle ferrovie sulle meraviglie tecnologiche che ci attendono nelle stazioni e sui treni. Fra alcuni anni infatti...
Per ingannare l'attesa ci possiamo dedicare all'analisi di un fattariello.
A Roma l'atrio della stazione Termini è ingombro di una discreta moltitudine di scatoloni metallici al neon che a una occhiata superficiale definirei frigoriferi con display. Ma le stazioni sono il luogo della fretta e non dell'approfondimento.
Corro alla biglietteria, mi metto in fila, rapido calcolo delle persone davanti, numero di persone servite nei primi tre minuti: dovrei farcela in dieci minuti. Sono tutto proteso in avanti e non mi accorgo di un picchiettare sulla spalla. Mi giro per dire che non ho spiccioli, soprattutto per fini stupefacenti. E mi ritrovo invece davanti una signorina dall'aspetto molto curato con indosso uno di quei gilet arancione obbligatori per le forature notturne in autostrada, una delle piaghe del vivere moderno (a voi la scelta della piaga - è un test di orientamento tecnologico: gilet, foratura o autostrada?).
Insomma ho fretta e sto per invitare cortesemente, ma fermamente... Invece no, è lei che apre il cordone e mi invita a uscire dalla fila, con un piglio molto deciso. Inversione a U del setting, deglutizione, massima disponibilità. Ma proprio a me, adesso, dovevano fare il controllo di polizia in finto borghese? Mi dice di seguirla e io seguo. Seguo e ripasso gli alibi degli ultimi mesi e inizio mentalmente a negare qualsiasi addebito, circostanza, tutto. Seguo e superiamo il box dei carabinieri, della polizia, della guardia di finanza ecc. Alla fine dove mi porta la tizia catarifrangiata? Davanti a uno dei frigoriferi col display. Qui si gira e mi chiede dove devo andare. Confesso subito: Napoli. So che non è originale, ma sarebbe inutile dire Tivoli. Lo fa apposta per vedere se mi contraddico con quello che c'è scritto sui documenti. Lei anziché arrestarmi si gira verso il display e lo tocca rapidamente qua e là in vari posti. Alla fine mi dice: "21 e 22, inserisca la banconota". Io trasecolo basito rimanendo di stucco e faccio: "devo mettere i soldi? Ma ho solo da 50!" Spietata, lei dice che va bene lo stesso e, come non avrei mai creduto, in capo a una decina di secondi dal frigorifero esce prima un biglietto e poi miracolosamente il resto.
Insomma ho assistito a una dimostrazione di automazione informatica labour saving con interfaccia culturale umana e conseguente lavoro aggiuntivo, molto probabilmente in outsourcing.
Si tratta di una tipologia non particolarmente innovativa; a processi di automazione fanno spesso seguito processi di segno contrario che tendono a occupare uno spazio di mediazione culturale tra la macchina e l'utente finale. E' il caso dei venditori ambulanti che premono per voi il pulsante del biglietto in certi caselli autostradali in cambio di uno sguardo alla mercanzia, o il caso dei benzinai supplenti alle pompe automatiche che si fanno carico delle mani puzzolenti di benzina al posto vostro in cambio di una mancia. Finora però avevo visto solo esempi di questo tipo, riappropriazioni interstiziali in contesti a elevata eccedenza relativa di forza lavoro. Il caso delle biglietterie automatiche e della cosiddetta "assistenza ai clienti" è invece molto singolare. Qui è l'azienda che prima automatizza e poi riumanizza un processo cruciale: l'incasso della tariffa. La scelta sembra di buon senso, se si vuole spostare una quota di utenti verso le biglietterie automatiche è necessaria un'azione di supporto, una vera e propria mediazione culturale che istruisca e soprattutto restituisca fiducia all'utente. D'altra parte la scelta di un supporto umano discende anche da un'oggettiva complicazione del processo di emissione del biglietto.
La biglietteria automatica è una barriera cognitiva con la sua brava produzione di disabili. Io stesso ho provato questa spiacevole sensazione in Germania. Dipende dalle interfacce, che hanno un senso solo per chi usa un computer. Dipende dal numero di videate successive, oltre 10 in questo caso, e dall'affollarsi di elementi che contengono. Ma dipende innazitutto dalla fiducia in queste trappole. Forse sono più veloci di una fila, che però rallenta sempre più con la diminuzione degli sportelli aperti. Ma infilare un cinquantone in un frigorifero delle ferrovie che vi promette il resto, beh ci vuole coraggio. La scritta luminosa è fatta apposta per terrorizzare: "per assistenza tecnica rivolgersi allo sportello 33".
Io il biglietto automatico lo farò solo con le signorine catarifrangiate.
Ma allora cosa ci guadagnano le ferrovie? E' vero, le signorine le pagano meno dei signori maschi di età centrale che sono alle biglietterie, ma se è questa l'innovazione perchè non le mettono dentro le macchinette? Risparmierebbero i soldi dei compiuter e delle stampanti. Poi i frigo sono belli grandi, potrebbero stare anche in piedi!

febbraio 08, 2005

Edisu o giu? - Episode 0


A volte le istituzioni riescono a essere davvero divertenti. Non è il loro compito, ma se capita...
Edisu in italiano significa, il più delle volte, mense e borse di studio agli studenti universitari. A Salerno la mensa è di buona qualità, ben frequentata -è facile incontrarci il Rettore- moderna e luminosa. Per qualche strano motivo però qualcuno ha deciso che questo luogo di simileuropa meritasse un sito da trailer fantascientifico dei tempi di Enver Hoxa.
Provate questa esperienza extrasussurraund.
Rimanete estasiati dalla grazia elefantina dalla U di "su" che cala "giù" impercettibilmente lieve, non come le altre lettere che invece sono picchiate "allusivamente" a macchina.
Ehi Hollywood, tremate! Questi sono effetti speciali! E giù la scritta tutta d'un botto.
La perla è la scrittina "entra" sulla porta d'ingresso. Che metafora!
E il sondaggio sulla cotoletta? Quali saranno i risultati?
Insomma la vita è davvero ingiusta. Gli danno come posto di lavoro un condominio a righe arancioni con una astronave di cemento incastrata e loro anzichè darsi allo zen del web, si combinano con un sito così.
Ma se alzate il volume si sente l'urlo di Chewbacca che promette vendetta.
Un fissatone come Jerry Mc Govern continua a dire che quello che conta sul web è permettere all'utente di "accomplish the task". Qui (ma non solo) il task se lo devono essere portato via prima.

Tre amici a Porto Alegre


Noi qui al freddo, invece in Brasile dove è estate si sono incontrati tre nostri amici. Loro non sanno nemmeno che esistiamo, ma abbiamo spesso parlato di loro: Lawrence Lessig (Larry), Manuel (Manolo) Castells e il cantaministro Gilberto Gil: Ecco il racconto di Larry:
-Brazil is hosting the World Social Forum, and Barlow and I will be on a panel with Manuel Castells and Gilberto Gil on Saturday - (traduco e sintetizzo) L'incontro si tiene in una vecchia fabbrica. La sala è stipata con almeno 1.500 persone. Inizia Castells con una diagnosi attenta e molto interessante sugli sviluppi della rete. Poi io ho descritto ciò che è stato lo scambio culturale (legale e libera) ciò che potrebbe diventare (sorprendente e svariato) e gli impedimenti che la nuova cultura incontra (la legislazione)... Poi ha parlato Gil... Ha elettrizzato l'audience con un discorso scritto che sembrava un testo poetico. Ha promesso più aiuto per il software libero e la cultura libera... Poi ho visitato il campo, 50.000 tende, 80.000 ragazzi. Al centro il laboratorio per il sw libero, con 50 macchine tutte con GNU/Linux, e continue lezioni sulla messa a punto del sistema, su come fare... come partecipare alle comunità del free sw. Nessuno che si occupasse di Office o simili. Uno straordinario movimento con un ideale (il software libero) e una pratica (renderlo reale).-
La prossima volta chiediamo alla facoltà di finanziarci la gita?

febbraio 05, 2005

L'artista che è sotto di me

Ho scoperto che l'arte è una dimensione della mia vita che semplicemente non esiste.
La Professoressa Annarita C. mi chiede d'urgenza un curriculum in formato europeo. Capiterà anche a voi un giorno di questi, preparatevi. Iniziano ripetute crisi di identità e soprattutto scopro che nella casella "forme di espressione artistica" non avevo nulla da mettere: zero. Non so se vi immaginate l'autostima con una casella completamente vuota.
Per questo sono rimasto molto impressionato da un incontro pochi giorni dopo con un mio vicino del piano di sotto. Si tratta di una persona simpatica e gentile, ma con gusti un po' diversi dai miei.
La scorsa estate mi vengono incontro nel vicolo 2000 chili e più di Suv mercedes con vetri fumè appena ritirato dalla concessionaria parallela, si abbassa il finestrino, era lui raggiante. Con il tatto che mi contraddistingue gli dico:
-Complimenti, ti sei fatto la macchina dei Narcos.
E lui che è un signore vero non mi scarica tutto il caricatore in mezzo agli occhi. Si limita a far finta che è dispiaciuto. In realtà mi compatisce.
L'altro giorno lo incontro di nuovo e mi dice:
-Ieri sono stato a Fisciano
penso - Ormai una supplenza non si nega a nessuno.
-Sono stato a suonare in un locale, pieno di universitari.
Così scopro che Gennaro è un artista. Conosco un artista cantante pianista. E bravo anche: ha suonato alla festa dei Bènetton, gira i migliori locali di Capri. Insomma è un grande.
Come ogni artista che si comanda Genny ha un sito e vale la pena di vederlo sia per fargli alzare un po' il contatore, sia per osservare un tipico sito in Flash, con alcuni pregi e alcuni difetti. Provate a tenere a mente le pallosissime guidelines di Nielsen e vedete cose ne esce. Per esempio sul mio grande monitor la finestra a dimensione bloccata fa la figura di un francobollino. Poi voglio sapere quanto ci metterete a scoprire come si scrolla il testo. (Seguire le convenzioni.) Poi non vi piacerebbe sentire anche qualcos'altro della sua musica oltre il simpatico anello che alla fine stufa un po'? Poi basta, perchè devo solo inchinarmi, visto che dentro di me non cè nulla di artistico.
Ma almeno ho Genny.

Forse questo post è davvero troppo demenziale, ma ho la scusa: 38,5 di febbre