novembre 02, 2006

Napoli sotto l'emergenza

Non è consuetudine di questo posto riprendere tale e quali le cose scritte da altri. Ma l'articolo di Enrico Pugliese, uscito ieri sulla prima pagina de "il manifesto", mi sembra che sia molto importante, da conservare. Si può leggere sul sito del giornale per una settimana, a me è sembrato che meritasse una vita un po' più lunga, che ci si possa ricordare anche tra qualche mese.

di Enrico Pugliese
Non è facile capire cosa sta succedendo di questi tempi a Napoli. Non è facile neanche trovare il bandolo della matassa: l'origine del malessere che sta avendo la sua tragica espressione negli ammazzamenti di giovani da parte di giovani e altri fatti di sangue. Ma c'è di peggio: comincio ad avere il dubbio che non ci sia neanche tanta voglia di capire. E questo non solo per l'alternativa davvero insensata tra invio dell'esercito o rafforzamento della polizia.
L'esistenza stessa di questa alternativa implica l'assunto che si tratti solo ed esclusivamente di una questione di repressione. Questo è al contempo sbagliato e crudele. D'altro canto né un giovane poliziotto inesperto, né un ragazzetto militare, per quanto bullo (io preferisco quelli spaventati), possono agire con efficacia in un contesto a loro estraneo, in situazione in cui la strada o il vicolo sono sotto il controllo di criminali. Ho misurato le parole e non ho parlato di «controllo del territorio da parte della criminalità organizzata», come fanno solitamente non solo i giornalisti sbruffoni, ma anche spesso le autorità statali e amministrative (e almeno queste ultime per coerenza dovrebbero dimettersi per manifesta incapacità).
Una sorta di comodo «cupio dissolvi» va ora di moda a Napoli. Sembra di rileggere La pelle di Malaparte. Tutto è camorra e la camorra fa tutto: esporta cadaveri cinesi, produce prodotti contraffatti per miliardi in Campania e li vende in tutto il mondo, organizza le elezioni e fa le stragi. Su questo sono tutti d'accordo. Viene perciò da chiedersi che ci stiano a fare il governatore o i dirigenti della dogana o quelli della guardia di finanza. E con questo non voglio neanche dire che «c'è una parte sana della città». Già ce lo racconta tutta la stampa ma la cosa è in parte ovvia in parte neanche del tutto vera. Cos'è la parte sana della città? Quella che abita al Vomero (e ha mostrato di essere seccata perché il quartiere è raggiungibile con la Metropolitana da Scampia) o a Posillipo e si limita a praticare il crimine in colletto bianco? O i berlusconiani per bene collusi con gli ambienti camorristi?
Un altro fondamentale elemento di confusione riguarda il discorso sulla cultura e la mentalità. Essa discende dalla distinzione tra parte sana (quella borghese, la parte per bene) e parte corrotta: parte legata alla camorra e soprattutto lontana dallo stato. Le chiacchiere sullo spirito di clan contrapposto alla civicness di Putnam (che mancherebbe a Scampia) hanno anch'esse invaso i giornali nazionali. A Napoli avrebbe vinto la cultura della camorra, la cultura dell'antistato (dimenticando gli stretti nessi tra camorra e stato).
Che ci sia una perdita di fiducia nelle istituzioni a Napoli mi sembra fin troppo ovvio ed evidente. La fiducia è durata fin troppo con i tassi di disoccupazione registrati in città. E per quel che riguarda un giovane o una donna di Scampia non si può certo imputare alla loro mentalità il fatto che non trovino lavoro. La cosa non ha neanche a che fare genericamente con la «latitanza delle istituzioni», ma con l'assenza di uno straccio di politica economica e per l'occupazione in una città devastata dalle dismissioni (così bene descritte da Ermanno Rea). E ancora per quel che riguarda i giovani, anziché raccontare i record nei tassi di abbandono scolastico nei quartieri - come si dice ora - «a rischio» bisognerebbe da subito investire sulla scuola e sul doposcuola. Mentre ora sta per saltare (per colpa delle beghe nelle clientele locali) il progetto chance. Altro che esercito. Bisognerebbe inviare maestri. O perlomeno permettere di lavorare a quelli che già ci sono. Prima che di ordine pubblico, l'emergenza è sociale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

grazie per avermi data la possibilità questo bel pezzo buon fine settimana