novembre 08, 2006

Credibili


Eccovi un post-post©, ovvero un’aggiunta all’ultimo post

A proposito delle questioni di cui si diceva qui sotto circa l’autorevolezza e la credibilità della rete ci sono, tra le tante, due opinioni che vanno citate, quella di Sarah Tobias e quella (tutti in piedi) di Tim Berners Lee.

Tobias, (su Chip e Salsa,il blog di F.Carlini finalmente in rete) ci ricorda come internet stia sempre più spesso funzionando come strumento di verifica di quello che sui media “autoriali” viene detto. La rete serve quindi ai giornalisti per trovare verifiche a quello che scrivono. Soprattutto se lo fanno sulla base di agenzie, come accade sempre più spesso e come giustamente faceva notare Maffettone. Se i giornalisti non controllano, come può capitare, almeno lo possono fare i lettori e la cosa mi sembra davvero molto interessante. Può essere utile vedere tre esempi di giornalismo sulla rete che sono altrettanti stadi delle possibilità del giornalismo ai tempi della rete: il Mattino che ha sul sito il giornale di carta tal quale, diviso per pagine e in rete solo nel pomeriggio; il Corriere o la Repubblica che hanno pagine web con molti dei contenuti del giornale cartaceo anticipando rispetto alla carta le questioni più rilevanti, con redazioni apposite che si occupano anche di una sorta cotonatura (strizzatine d'occhio a quello che accade in rete, molto gossip e un po' di soft-porno) e con un crescente tentativo di stimolare-usare forme elementari di partecipazione, "inviateci le vostre foto" o "partecipate al nostro sondaggio"; infine il Guardian che invece nella sua edizione in rete compete con quella cartacea, che per ogni articolo pubblica sia i rimandi a fatti pregressi o correlati, sia le fonti e che poi usa tutti gli strumenti che permettono ai lettori di arricchire, commentare e criticare le notizie.

TBL nel suo blog spiega in poche parole come la presenza di scorie, rottami, porcherie sia una caratteristica dalla rete fin dalla nascita. E va bene così perché “in quanto medium universale è importante che il web stesso non cerchi di decidere cosa sia da pubblicare o meno. Il modo in cui funziona la qualità sul web è attraverso i link.” Se finisco in un posto sgradevole o inaffidabile non mi limito tornare indietro una volta, ma due. Eviterò sia quel posto sia quello che mi ci aveva fatto arrivare. E’ così che si sviluppa, anche per tentativi ed errori il capitale di affidabilità e di reputazione che connota la rete.

Per concludere fa scalpore con quanta facilità si diffondano sulla rete informazioni che negano e rovesciano quanto generalmente accettato sugli attentati e i dirottamenti del 11 settembre 2001. Ma quando il mondo si rifiutò di vedere quello che accadeva in Germania durante la shoa e quando poi alcuni storici provarono a negare che fosse mai accaduto, internet non c’era ancora e nessuno provò a mettere in discussione l'affidablità della carta stampata.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Su Vanity Fair (io lo guardo solo per lavoro sia ben chiaro eheh) c'e' scritto quanto tempo ci dovresti mettere a leggere un articolo. Curiosamente riflettevo che, leggere un tuo post puo' "costare" dai 3 minuti alle tre ore. Probabilmente ci vorrebbero ulteriori tre ore per verificare le fonti... ma facciamo che mi fido và.

Anonimo ha detto...

Recall dei miei trascorsi milanesi.
Un mio conoscente, impiegato al Sole24Ore, mi mise al corrente dello stato di profondo malessere che gran parte della redazione provò non appena venne spostata nella nuova sede di Via Monte Rosa, all'interno dello spettacolifico edificio trasparente progettato da Renzo Piano.
Tale inalleviabile cruccio nasceva dal fatto che a causa degli ampi open-space trasparenti non si riusciva più a consultare con una certa discrezione importanti siti di approfondimento non ufficiali quali, per esempio, il vulgare Dagospia la cui home page era ai tempi infarcita di banner non proprio sofficeporno.