dicembre 19, 2005

Fermo, i Rfid ti profilano

Giorni fa avevo notato sul Corriere.it un articolo dai contenuti un po' troppo assertivi.
"Un chip, usato oggi solo nel settore business, permetterà l'identificazione del navigatore. Dall'anno prossimo su tutti i computer". Preoccupante, ma troppo poco documentato per andargli dietro. Oggi manteblog riprende la notizia e rinvia a un commento di Marco Calamari su Punto Informatico. La questione riguarda tutti quei dispositivi inseriti nei tecnogadget, telefoni, pc , ma anche altro, come certi passaporti di cui parlammo qui, che sono in grado di inviare ad altri informazioni sul comportamento di chi li usa. A sua insaputa. In breve: l'affermazione "dall'anno prossimo su tutti i computer" diventerà vera se noi compreremo senza fiatare questi dispositivi. Sicuramente ci spiegheranno che ci conviene, è per il nostro bene, la sicurezza, il terrorismo, la privacy ecc. Ma poi non ci potremo lamentare se la rete sarà uno spazio meno libero, se la vita sarà più grigia e stupida.
E non stiamo parlando di scenari lontani. E' di pochi giorni fa la notizia della perquisizione effettuata a casa di uno studente universitario che segue un corso sui regimi totalitari e che per documentarsi sul tema aveva chiesto il prestito interbibliotecario del libretto rosso di Mao. Si era recato anche spesso all'estero, quindi è scattata la perquisizione dei servizi segreti, il Department of Homeland Security. Gillmore titola "Homeland Insecurity, Insanity", Wikilab conclude "La strada verso l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Ma anche di incompetenza e di una classe dirigente che non studia la storia e non impara da essa."

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