David Nielsen è un signore non particolarmente simpatico che si auto definisce guru dell'usabilità. Ogni guru è infatti autodefinito. E anche questo è un guru di poca modestia ma, diversamente dal solito si tratta anche di una persona con relativamente poche idee, molto chiare e in genere verificate con osservazioni scientifiche o simil tali. Nielsen è un personaggio del Web 1.0 - i suoi libri (
Designing Web Usability e
Home Page Usability)risalgono alla fine degli anni '90, non ha un blog, ma un
sito - ma le cose che ha da dire sono ancora preziose. Una delle idee ricorrenti di Nielsen è che anche il web abbia bisogno di standard, di linguaggi condivisi, di convenzioni. La costruzione di queste convenzioni - il processo di istituzionalizzazione - è un processo sociale determinato dall'alto (da chi progetta software), ma anche dal basso, dagli utenti, dalle loro preferenze e dai loro limiti. Nielsen fa il guru a pagamento, nel senso che partecipare alle sue conferenze costa molto, ma pubblica anche sul web brevi commenti e suggerimenti sui temi dell'usabilità: le
alertbox, che compiono 10 anni!. In questi giorni Nielsen ne ha pubblicato una di quelle che troverete poi citate dappertutto: i "
Top Ten Web Design Mistakes of 2005".
Gli americani hanno la fissa dei 10 peccati e dei relativi 10 comandamenti, vediamo quali sono quelli rilevati da Nielsen su un campione di utenti:
- Ostacolare la lettura con caratteri troppo piccoli o con poco contrasto rispetto al fondo;
- Indicare i link in modo non standard e finire quindi per nasconderli;
- Un uso non appropriato delle animazioni e di Flash;
- Contenuti scritti non espressamente per il web: stile prolisso ecc.;
- Ostacolare la ricerca di specifici contenuti del sito;
- Incompatibilità verso specifici browser;
- Moduli complessi e macchinosi;
- Assenza di riferimenti fisici, come un indirizzo postale;
- Impaginazione con larghezza prefissata;
- Impossibilità di ingrandire le foto.
Non so se siano i 10 più gravi peccati, ma di sicuro sono questioni che insieme ad altre intossicano la vita di chi usa internet e che potrebbero essere facilmente risolte da una maggiore attenzione alle persone che si vogliono raggiungere.
Per finire eccovi un posto dove ascoltare una
intervista al sullodato, di nuovo, antipaticuzzo, ma chiaro. La prossima volta vi faccio vedere in che lingua si esprimono le imprese italiane.
2 commenti:
Leggo che (l'antipaticuzzo) Nielsen si occupa di web design e non di Semantic Web come lo articola Bener Lee. Forse si spaccia per ciò che non è. La costruzione di ontologie di significato è orientata alla ricerca linguistico-semantica e non alla struttura o al segno. Allego una frase Di Tim Berner Lee che spiega perfettamente cosa si intende per Web Semantico:
“Il Web ha successo perché l’ipertesto è un mezzo talmente flessibile che il Web non limita il Sapere che cerca di rappresentare. Altrettanto deve valere per la rete di significati. In effetti, la rete di tutto quello che sappiamo e usiamo di giorno in giorno è assai complessa. Per rappresentarla ci serve la potenza di un linguaggio forte. […].Quando tale potenza verrà liberata, i computer della Rete Semantica acquisiranno prima la capacità di descrivere, poi di dedurre e infine di ragionare”.
Appunto, si occupa di web design e soprattutto di usability. Quindi non capisco il punto. Con tutto il rispetto per Tim B.L., per il Web semantico e per Anonymous.
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