ottobre 19, 2005

Google print in italiano

Quella che vedete qui accanto è una libreria non cartesiana. Vista vuota sembra inutilmente sconclusionata. Immaginata piena, si coglie il suo valore: finalmente si possono ordinare libri di varie altezze senza specare spazio. Un ottimo esempio di rottura di paradigma e di rifunzionalizzazione di un oggetto maturo. L'ha disegnata-progettata-immaginata Mareike Gast, una giovanissima ragazza tedesca.
Ma il tema del post è un altro, sempre libridinoso.

Qualcuno mi ha scritto per segnalare l'esistenza di Google Print. Gli sono grato perché ero convinto di averne già parlato, invece era stato forse solo un desiderio. Si tratta di un fatto ampiamente commentato, ma comunque di grande rilievo: Google ha deciso di digitalizzare e indicizzare i libri, quelli di carta. Il progetto è stato pubblicizzato nella primavera del 2005 e agli inizi di giugno era in linea la versione beta.
Per iniziare Google passerà nello scanner il contenuto di alcune biblioteche universitarie fra quelle della Ivy League, ovvero fra le più prestigiose degli Usa. Recentemente c'è stata una ripresa di interesse per il fatto che l'associazione professionale degli editori americani (AAP) ha denunciato Google per violazione delle leggi sul copyright (non si stufano mai e non hanno vergogna. Gli avvocati non gli editori). Google ha avuto buon gioco nel dimostrare che con questo servizio l'utente viene solo a sapere se un certo libro contiene una certa informazione e può quindi deciderne l'acquisto, cosa che agli editori non dovrebbe dispiacere. Infatti gli editori sono sollecitati a sottoporre il contenuto dei loro libri: si tratta di una efficace forma di pubblicizzazione. Poi Google si cautela spiegando in dettaglio nelle FAQ come sia a difesa del libro e contemporaneamente a favore della sua diffusione.
Solo i libri senza copyright o passati, dopo 70 anni, a far parte del pubblico dominio possono essere anche consultati, almeno in parte. Per esempio dell'Enrico IV di Shakespeare si puo' leggere l'indice e consultare i contenuti. Come si può cercare la ricorrenza delle parola "proletariat" nel primo volume del Capitale di Marx. Insomma abbiamo di fronte uno strumento formidabile. Dicevo che tutto questo è cosa ormai dei mesi passati - i mesi passati in internet sono il territorio della nostalgia e dell'oblio. La notizia di oggi, anzi di ieri, è casomai che è in linea la versione italiana di GPrint. La cosa interessante è che i risultati sono leggermente diversi rispetto alla versione inglese.
Aggiornamento: oggi la AAP ha comunicato alla stampa di dare seguito alla causa. Il punto starebbe nel fatto che Google si è rifiutata (o rifiutato?) di utilizzare il codice ISBN di identificazione dei libri. La cosa interessante è che nel comunicato si cita come esempio virtuoso quello di Yahoo che insieme a Adobe ha sponsorizzato in risposta a Google Print il progetto analogo di Open Content Alliance, che si presenta altrettanto degno. Un nuovo episodio della seconda guerra del web.

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