settembre 21, 2007

Nuovi trend: come elettrizzare il dopo cena

A volte i dopocena casalinghi sono soporiferi. Capita anche a chi non ha la tv.
Per fortuna c'è la fallacia del mondo fisico, l'entropia e la perfettibilità della tecnica: mi si è bruciato il cavo di alimentazione del giocattolino che conserva la memoria di me e crescenti porzioni del mio senso di essere. E si brucia vicino all'attaccatura.
Nell'era del "radi e getta" un accidente del genere si sana con 79 € alla Mela inc. e 3-4 settimane di attesa (spedizione gratis). Peccato che la batteria non arrivi a tanto, le ferie siano finite e senta un certo bisogno di fare due-trecento cose indispensabili. Anche i 79 € mi servirebbero.
Il coso ha natura di hardware proprietario. Con la scusa di evitare le morti bianche degli Ict-addicted e cogliendo l'occasione di fartelo pagare dieci volte quello che vale, lo blindano e lo incollano a prova di pazienza orientale con respirazione ata yoga.
Allora, consultata la rete, sentiti gli amici più disinvolti e giunti a un pelo dalla folgorazione, a una qualsiasi persona dopo cena non rimane che prendere la morsa (banchetto dei russi), il coltellino a seghetta (molisano fatto in cina) e darci dentro con una certa cattiveria. Perso per perso... pecunia iacta est.
... Et voilà le travail. Senza spargimenti di sangue e funziona pure!
Alfred Sohn-Rethel a proposito dei miei attuali concittadini e del loro rapporto con la tecnica diceva che sono: "... in grado di rimettere in moto (i congegni) con un pezzetto di legno trovato per caso; tutto ciò affinché presto, e con assoluta certezza, si rompa di nuovo." (Das Ideal des Kaputten. Über neapolitanische Technik - trad it., Alessandra Carola ed., Napoli 1991.)
Sicuramente coglie del vero, anche se con quel cognome e pubblicato sulla Frankfurter Zeitung nel 1926 non risulta così gradevole. E speriamo che non porti male; ho fatto una saldaturina a stagno quasi perfetta.
Con cio? Nulla, solo per dire che le culture digitali oltre alla manipolazione di oggetti simbolici a volte riportano anche alla dimensione materiale. Quella dove le dita si scottano, si tagliano e modellano le cose. Dove il lavoro e l'energia sono in secondo piano, o lontani dagli occhi, ma sono ancora indispensabili. E guarda caso lo stesso signore di sopra poi nel 1977 pubblica questo: Intellectual and Manual Labor: A Critique of Epistemology.

I link potrebbero essere tantissimi, ma non li metto: avarizia. Anzi uno solo, questo.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Neanche il piu' bieco terrorismo applista applicato al delicatissimo settore degli ALIMENTATORI A RETE è riuscito a fermare il tuo impeto autarchico, ma forse più dell'euro è stata l'attesa ad armarti la mano. Nel farti i miei piu' vividi complimenti per l'accrocco, e conoscendoti come libero dalle influenze di marketing video-diffuse, ti lascio con una citazione del signor Beghelli in persona: ogni euro risparmiato è un euro guadaMBiato.

Anonimo ha detto...

molto bello. il fatto e anche la filosofia del rotto, applicata per giunta alla mela.
solo una domanda: ma la mela non dispone di ricambi a portata di deposito non virtuale, solo nella patria del rotto, o dovunque?

(da ex-melista in dubbio eterno sulla opportunità di fare ritorno a casa, l'info mi torna financo utile per future decisioni...)

OT. ma perchè se gli dico dopo avere scritto il comment che non sono una googleblogger ma "altro", non si prende il testo e si deve ricominciare da capo?

Anonimo ha detto...

@ll
grazie per l'impeto, e grazie anche per le fascette, che tu conosci e forse erano tue. Come tuo, almeno in parte, è il merito di tenere sempre alto il mio impegno a fare bischerate e trarne imparamenti.

@daniela
la mela è troppa bella, ma sta diventando evil. Sempre più chiusa, saldata e tesa a campare di rendita. Di fatto, io sono ormai dipendente e pago la rendita di posizione di zio Steve, che però continua a fare i gadget più belli. Il mio laptrap è diventato un'estensione protesica, ha 4 anni di servizio continuo, lo spengo solo una volta alla settimana, gira con me in bici sui fossi di Altenopis e per ora non si è lamentato troppo. certo, se si guasta son dolori, specie se il modello è superato, ovvero ha più di un anno.
Sulla differenza tra store online e store di fuorigrotta, questa è minima e variabile, a seconda dei casi, per tempi e per economicità.
Per quanto riguarda i commenti che spariscono non so che dire, la cosa mi è stata segnalata anche da un'altra parte, ma non riesco a riprodurre le condizioni di errore. Ovviamente sia qui che lì i commenti sono del tutto aperti. Vedremo.
e.r. (anonimo per prova)

Anonimo ha detto...

lo zen e l'arte della manutenzione della mela-cicletta...
sembra proprio che aggiustarsi da sé le cose faccia bene.
seguendo il link, una domanda stupida, forse: ma "arduino" è un termine slang o cosa?

e.r. ha detto...

@ ale
certo che aggiustarsi le cose fa sempre bene, in tutti i sensi e non solo quelli sensibili. Il punto è che invece cercano di impedirtelo: sigillano, rendono proprietario e fanno scadere la garanzia, ma hackerare non è un termine qualunque. Senza l'hack non ci sarebbe molta o forse tutta l'invenzione collettiva e la reinvenzione sociale del web. Forse.
Comunque arduino non lo conoscevo nemmeno io (anzi lo conosco, ma un altro arduino) il podcast di Make è apparso dopo. Il perché si chiama così me lo posso immaginare, lo hanno fatto questi signori in larga misura piemontesi:
http://www.arduino.cc/en/Main/Credits

è un controller open source cui si possono collegare sensori di vario tipo, è spiegato qui:
http://arduino.cc/

cosa ci si può fare?
tutto, per esempio questo:
http://chriscoleman.com/stuff/?page_id=5

Anonimo ha detto...

ciao enri, ata yoga si scrive con l'acca davanti...hata yoga.